Fatebenfratelli, chiesto un anno per il primario assenteista: "Mi merito lo stipendio"

Il medico timbrava il cartellino e poi si allontanava dalla struttura. Una collega infermiera avrebbe coperto le sue assenze e per lei sono stati chiesti sei mesi. L'ospedale è parte civile. Prossima udienza fissata per l'8 maggio

In corsia (foto d'archivio)

In corsia (foto d'archivio)

Milano, 4 marzo 2015 - Un anno di reclusione con la sospensioen condizionale per il primario anestesiologo dell'ospedale Fatebenfratelli di Milano che nel 2013 avrebbe saltato 145 giornate di lavoro timbrando il cartellino e poi allontanandosi dalla struttura. E' quanto chiesto dal pm Paolo Filippini, che aggiunge la richiesta a 6 mesi di carcere per una collega dello stesso reparto, Roberta Tuveri, che avrebbe coperto le sue assenze.

I due medici, processati con rito abbreviato davanti al gup Paolo Guidi, sono accusati di truffa ai danni dell'azienda ospedaliera. L'uomo, oggi interrogato in aula, si è giustificato affermando di aver sempre ottenuto ottimi risultati e che il rendimento di un medico non si può giudicare da quante volte timbra il cartellino: "Il cartellino da timbrare è un simbolo. Io ho raggiunto i risultati di reparto e mi pagano per questo. Posso andare a lavorare anche mezz'ora al giorno, basta che raggiunga i risultati". Filippini contesta invece al medico di aver conseguito "senza aver svolto attività lavorativa, l'ingiusto profitto di circa 30mila euro, relativamente al periodo gennaio-dicembre 2013, con pari danno per l'amministrazione pubblica, azienda ospedaliera Fatebenefratelli, di cui è dipendente", il tutto "mediante artifizi e raggiri". In particolare, per 63 volte elencate nel dettaglio negli atti di indagine, tra l'11 gennaio e il 16 dicembre 2013 il medico si è fatto timbrare dalla collega "la scheda magnetica che ne attestava la presenza, nonostante non fosse presente sul posto di lavoro". Per altre 66 tra il 4 gennaio e il 10 ottobre dello stesso anno ha autocertificato, "in sostituzione della timbratura d'ingresso o di uscita dal luogo di lavoro, la sua presenza presso la struttura ospedaliera contrariamente al vero". E per altre 16 dal 12 febbraio al 16 dicembre sempre 2013 ha attestato "tramite timbratura, contrariamente al vero, di essere presente presso la struttura ospedaliera", quando in realtà "non risulta che la persona sia giunta al Fatebenefratelli". La collega ha reso dichiarazioni spontanee, sostenendo invece di aver regalato all'ospedale diverse ore di lavoro.

L'ospedale si è costituito parte civile nel procedimento. Il suo legale avanzerà un'eventuale richiesta di risarcimento nel corso della prossima udienza, fissata per l'8 maggio, quando si terranno anche le discussioni difensive. Al termine è prevista la sentenza.  

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro