Inter, fra i tifosi e Mazzarri ci sono solo i fischi

Dieci secondi surreali, un intero stadio compreso lo strano alleato partenopeo, fischia all'indirizzo del tecnico epubblico separati in casa. Non basta il gol del 2-2 di Luca Guazzoni

Walter Mazzarri si sbraccia a bordo campo durante Inter-Napoli

Walter Mazzarri si sbraccia a bordo campo durante Inter-Napoli

Milano, 20 ottobre 2014 - Il nemico è vicino, addirittura dentro casa. E il rumore che picchia è forte. Parafrasando Mourinho, il cui spettro aleggerà per sempre in molte generazioni di interisti. Walter Mazzarri e San Siro, una storia tra separati. Di un amore mai sbocciato e trasformato presto in scontro. Il dissenso del pubblico è totale, l’indice di gradimento di WM è ai minimi storici: fischi, fischi e altri fischi.

Il piatto servito dal Meazza al tecnico ha una sola portata. Una ricetta amara, dura da digerire anche per un uomo tutto di un pezzo. Un piatto che tanti suoi predecessori hanno dovuto assaggiare ma che nessuno mai aveva dovuto mangiare indipendentemente dai risultati. Perché che la squadra perda (contro il Cagliari), vinca (contro il Qarabag) o pareggi (ieri contro il Napoli); che la prestazione sia buona oppure negativa, il messaggio che i distinti spettatori di San Siro vogliono mandare all’allenatore Mazzarri è univoco e non ammette repliche. Un atteggiamento che trova uno strano alleato: anche la comitiva partenopea si accoda ai fischi con altri fischi.

Dieci secondi surreali. Un intero stadio, escluso lo spicchio della Curva Nord, contro un uomo. Sempre più solo. Anche nell’espulsione. Eppure la squadra esce tra gli applausi quando lui è negli spogliatoi. Dalla padella alla brace. Non se la passa certamente meglio Rafa Benitez. Nei sei mesi di Inter post Mourinhana ha portato il club in cima al mondo (perdendo prima la Supercoppa Europea, unico trofeo che manca nella bacheca di corso Vittorio Emanuele), ma non è mai riuscito a fare breccia nel cuore dei tifosi. Colpa del suo desiderio di cancellare troppo in fretta il predecessore tanto amato.

«Canteremo fino alla morte». Lo striscione esposto dalla Curva Nord invece è un segno. Segno di coesione con il lavoro della società, con il presidente Thohir che alla vigilia aveva chiesto sostegno incondizionato alla squadra, supporto ai giocatori. Gli ultras ieri sera non hanno mai smesso di incitare i nerazzurri. Scatenati. Anche troppo. Lo speaker di San Siro ha dovuto richiamarli due volte per i cori cantati contro i napoletani - presenti in massa con lo stendardo a ricordare Ciro Esposito -. L’anno scorso il settore sarebbe stato chiuso per un turno, oggi invece, con l’abolizione della norma contro la discriminazione territoriale, la Curva non è soggetta a sanzioni differenti da quelle amministrative. L'Inter sarà così multata e i tifosi resteranno impuniti. Dura lex, sed lex.

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