'No Expo', il delirio degli amici dei black bloc: «Poche cose ci fanno ridere come voi che ripulite tutto»

Il documento diffuso da un sito dell’area antagonista. Gli scontri? "Una boccata d’aria fresca per chi combatte tutti i giorni una guerra al capitalismo" di Giulia Bonezzi FOTO - Il corteo No Expo / Le prime tensioni / Vetrine imbrattate /Tensioni con la polizia / Auto e negozi in fiamme / Devastazioni in città / I milanesi ripuliscono la città / Materiale sequestrato durante il corteo VIDEO - La guerriglia / I danni

Auto incendiata negli scontri a Milano

Auto incendiata negli scontri a Milano

Milano, 6 maggio 2015 - «Poche cose ci fanno ridere come la scena di tutti quei cittadini milanesi che scendono in strada per ripulire» il quartiere intorno a Cadorna sfregiato il primo maggio dai black bloc. Erano ventimila quei milanesi, domenica: l’indignazione per le vetrine fracassate e le auto bruciate aveva mobilitato nel giro di quarantott’ore tanta gente quanta erano riusciti a portarne, dopo «sette anni di lotta», i No Expo venerdì al corteo che nascondeva in pancia ottocento guastatori. E chi si scrive così divertito da quello scatto d’orgoglio della città è anonimo come i black bloc. Si proclama dei loro, certo li appoggia e ne è, forse, un fiancheggiatore. Una «lettera aperta ai compagni e alle compagne» che circola in Rete, intitolata «Un po’ di possibile, altrimenti soffochiamo». «Vi abbiamo fatto assaggiare un po’ di quella devastazione con cui la maggior parte di noi è costretta a convivere ogni giorno», attacca lo scritto. «Ricevuto e diffuso» già domenica sera da un sito di riferimento dell’area antagonista, www.informa-azione.info, rilanciata da altre piazze virtuali in cui si parlano, a colpi di comunicati-fiume, le diverse anime di un movimento lacerato, a Milano, dalle devastazioni del primo maggio che sembrano aver fatto implodere la protesta anti-Expo alla partenza. Un dibattito fitto di benaltrismi, dissociazioni timide o fumose come quella del comitato No Expo che, smobilitando in sordina dal Parco di Trenno la stessa domenica, partoriva una censura della «strumentalizzazione mediatica e politica di alcuni momenti del corteo, che ne hanno sovradeterminato l’impostazione collettiva», assicurando, però, che «nessuno sarà lasciato solo». È il fronte pubblico delle divisioni tra i centri sociali milanesi – come il Cantiere e la Zam – che sfilavano davanti, impotenti ma non ignari, e i compagni anarchici che spaccavano dietro. Dell’imbarazzo di chi da una parte è deluso perché cercava «partecipazione» alla protesta e ora teme l’«isolamento», dall’altra non può e vuole scaricare i simpatizzanti dell’ala dura, alleati in passato e in futuro. Gli investigatrori di via Fatebenefratelli non considerano quel documento non firmato una rivendicazione dei disordini del primo maggio. Non ha neppure lo stesso peso politico del «manuale di guerriglia urbana» scritto nelle carceri greche. È piuttosto un messaggio, e non ai milanesi, ma al mal di pancia dell’ala morbida dai «compagni che sbagliano». E schiaffeggiano: «Ora di nuovo ascolteremo il coro dell’indignazione civica. Ma siete davvero così rincoglioniti?» «A noi – chiariscono – di Expo ce ne frega poco o niente. Il corteo No Expo era un’occasione, domani sarà un’altra. Quello che è successo era davvero l’unica opzione possibile». La lotta cioè, che «non esprime la rabbia dei precari o della plebe», piuttosto la retorica del «respiro del compagno e della compagna che ti è accanto e rischia con te», «una boccata d’aria fresca per chi combatte tutti i giorni e in diverse forme una guerra sotterranea al capitalismo» e, in definitiva, «quella magica alchimia di coraggio, determinazione e, perché no, incoscienza che ci fa sentire vivi». Mentre «voi vivete davvero una vita di merda» e «parlate come cadaveri». In chiusura, i non-firmatari fanno piazza pulita di una favola post-G8, rispolverata in questi giorni: «Ancora credete che ci siano gli infiltrati? Ancora credete che questo mondo vada solo sistemato? La democrazia è questa, e prima o poi ci soffocherete dentro». E promettono: «Ci vediamo sulle prossime barricate...» giulia.bonezzi@ilgiorno.net

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro