Duecento nuovi migranti in 48 ore. E le brandine invadono tutto l’hub

Non si fermano i flussi spontanei: l’altra notte ospitate 218 persone di NICOLA PALMA

Il centro di smistamento in stazione centrale (Newpress)

Il centro di smistamento in stazione centrale (Newpress)

Milano, 1 giugno 2016 - Le foto scattate all’hub di via Sammartini nella notte tra lunedì e martedì sembrano l’esatta fotocopia di quelle che giusto un anno fa immortalarono la situazione di emergenza al mezzanino della Stazione Centrale prima che venisse sgomberato dall’allora prefetto Francesco Paolo Tronca: una distesa di persone accalcate in un’area ridottissima, anche se nell’ultimo caso i migranti sono stati sistemati su decine di brandine allineate tra l’ambulatorio, la zona ristoro e l’area giochi del nuovo centro di smistamento piuttosto che stesi su un telo con le coperte termiche addosso. Soluzione in extremis (da almeno una settimana, in realtà) adottata dai volontari di Fondazione Progetto Arca per evitare di lasciare gente in strada, per di più in una giornata iniziata con un violentissimo nubifragio e con le previsioni meteorologiche che non promettevano nulla di buono per il giorno dopo.

Alla fine, il conto dell’accoglienza è questo: in 218 hanno passato la notte in via Sammartini, di cui una novantina nel dormitorio al civico 118 (in 70 letti) e quasi 130 nei locali adiacenti, al civico 120, che in realtà dovrebbero rimanere aperti solo di mattina e di pomeriggio per registrare i nuovi ospiti. Che pure ieri non sono mancati: in 93 – spontanei, è bene precisare, e non inviati dal Viminale – si sono presentati in zona largo San Valentino per avere assistenza. Dove sistemarli? I centri, lo ripetiamo da tempo, sono strapieni, anche perché il mancato turnover sta ingolfando l’intero sistema: i «transitanti» che restano in città solo 2-3 giorni sono diventati sparuta minoranza, causa stretta sui controlli alle frontiere nei Paesi del Nord Europa. Ormai è quasi impossibile espatriare. Conseguenza: i migranti presentano in Italia la richiesta di protezione internazionale e qui attendono che venga esaminata dalla commissione competente, con tempi che giocoforza sono destinati ad allungarsi per il surplus di domande. Un cane che si morde la coda, insomma.

Anche ieri sera, comunque, Alberto Sinigallia, presidente di Arca onlus, è riuscito a trovare una sistemazione a tutti, pur tra mille difficoltà: cinquanta persone sono state trasferite nei centri di via Aldini e via Mambretti (25 da una parte e 25 dall’altra) in quegli spazi ricavati nelle ultime ore per far fronte alle nuove ondate. Dal canto suo, il Comune continua a chiedere alla Prefettura di spostare dai centri comunali i richiedenti asilo, così da liberare letti per gli spontanei. Richiesta per il momento non esaudita da Palazzo Diotti, che del resto fa fatica a sua volta a reperire posti per i profughi che il Ministero dell’Interno continua a inviare a Bresso nell’ambito del sistema di ripartizione su base regionale: lunedì pomeriggio, come riportato ieri dal Giorno, ne sono arrivati altri 300.

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