Aggredito sul tram "Sei un ebreo!" e gli sputa in faccia

"Tram 27, un uomo seduto sui sedili anteriori, il cappello che copre malamente la kippah, viene aggredito verbalmente da un immigrato arabo che gli chiede a bruciapelo “Sei ebreo?”". Poi gli sputa in faccia, prima di scendere alla fermata di piazza Missori di Nicola Palma

Tram a Milano (Newpress)

Tram a Milano (Newpress)

Milano, 23 agosto 2014 - La notizia circola da giorni su internet. A Ferragosto, anche il sito della Comunità ebraica l’ha rilanciata, denunciando l’ennesimo episodio di antisemitismo nel nostro Paese. A Milano, stavolta. Ecco la breve cronaca riportata sul web: «Tram 27, un uomo seduto sui sedili anteriori, il cappello che copre malamente la kippah, viene aggredito verbalmente da un immigrato arabo che gli chiede a bruciapelo “Sei ebreo?”». Poi gli sputa in faccia, prima di scendere alla fermata di piazza Missori. La vittima resta sotto choc. Quasi non crede ai suoi occhi. Vale pure per il resto della Comunità. Sulla pagina web ufficiale che riporta l’accaduto, viene ricostruita l’escalation degli ultimi mesi: «Solo pochi giorni prima — si ricorda — la città di Torino si era svegliata tappezzata di volantini che “salutavano” la nomina del nuovo Rabbino Capo, Ariel Di Porto: Nuovo rabbino, vecchio sionismo. E giù ingiurie, falsità, piagnistei contro i sionisti assassini. Free Gaza, naturalmente. Boicottaggio, naturalmente».

Sì, perché è stata proprio la riesplosione del conflitto israelo-palestinese, con morti da una parte e dall’altra, il pretesto usato dagli intolleranti di casa nostra per rilanciare slogan da Ventennio. È il caso di Roma, dove poche settimane fa erano comparsi manifesti che invitavano a boicottare una lista di aziende e negozi gestiti da ebrei, con tanto di nome e cognome dei titolari, senza dimenticare «le scritte infamanti sui muri della città contro gli ebrei, non solo contro Israele». Purtroppo, prosegue l’articolo pubblicato su «Il Mosaico», c’è un’amara constatazione da fare: «Né a Milano né a Torino, solo parzialmente a Roma, c’è l’intervento della società civile». 

E ancora, «né l’Islam “moderato” né i cristiani, che pure sulla pelle dei loro fratelli iracheni stanno patendo la persecuzione dei fanatici, hanno qualcosa da dire contro la serpe dell’antisemitismo che coglie l’occasione di rialzare la testa». Del resto, il rapporto pubblicato dall’Anti-Defamation League parla chiaro: dall’inizio dell’operazione militare a Gaza, «dalla Francia all’Argentina, dall’Australia al Nord Africa, episodi di antisemitismo sono dilagati, con attacchi a sinagoghe e centri culturali ebraici e violenze verbali e fisiche contro persone e cose». Gli ebrei milanesi si interrogano. Una signora scrive su Facebook: «Mi consigliano di togliere la menorà che porto al collo da anni. Era di mia madre, la sento vicina anche così. Continuerò a portarla, non voglio cedere alla paura». I suoi amici concordano: «Dobbiamo reagire». Con ogni probabilità, la discussione continuerà a metà settembre, quando andrà in scena la seconda edizione di Jewish and the City, il festival internazionale di Cultura ebraica.

Nicola Palma nicola.palma@ilgiorno.net

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