Frontalieri, l’ospitalità è finita. Il Canton Ticino taglia i posti

Chiesta mano libera a Berna. Il governatore lumbard: inutile ostilità

 È iniziata la controffensiva di governo e politici  per limitare gli ingressi e rendere più difficile la vita ai frontalier

È iniziata la controffensiva di governo e politici per limitare gli ingressi e rendere più difficile la vita ai frontalier

Vares, 24 maggio 2015 - C'è un filo rosso sempre più bipartisan e sempre più insistente nella politica ticinese. Ed è quella di prendersela, in un modo o nell’altro, con i 56mila frontalieri italiani che lavorano nel Cantone confinante con le province di Como e di Varese. In pratica un terzo della forza lavoro dell’interno Ticino, dove però la disoccupazione resta bassissima. L’elenco è lungo, anzi lunghissimo, e a questo va ad aggiungersi l’ultimo, di questi giorni, deciso dal Consiglio di Stato, il Governo del Cantone che, appena insediato, ha stabilito che se non dovesse essere possibile trovare un’intesa con l’Ue entro il 9 febbraio 2017, per modificare la Costituzione elvetica in base al voto del referendum sull’immigrazione del 2014, che prevede infatti la rinegoziazione degli accordi sulla libera circolazione delle persone, si dovrà passare all’ammissione di stranieri tramite tetti massimi e contingenti decisi a livello cantonale. Il Consiglio di Stato ha quindi commissionato uno studio sulla modifica della legge federale per gli stranieri affidando al professor Michael Ambühl, del Politecnico federale di Zurigo, il compito di elaborare una clausola di salvaguardia valevole per le aree di frontiera che tuteli la manodopera ticinese, così che ad esempio il Ticino possa decidere in autonomia gli ingressi per lavoro in caso di particolari situazioni economiche o occupazionali. Una disposizione che mira a frenare l’aumento dei lavoratori frontalieri, in crescita da anni: oggi sono 62mila, di cui 26mila varesini e 22mila comaschi.

"Un accordo sull’immigrazione sarà da trovare, resta da capire quale sarà: applicare alla lettera dei contingentamenti provocherebbe la caduta dell’accordo di Schengen sulla libera circolazione e, di contro, la caduta di tutte le intese correlate in tema di commercio, materie doganali e molto altro, che avrebbero conseguenze importanti sull’economia svizzera", spiega Sergio Aureli del sindacato svizzero Unia. Delle tensioni al confine se ne è accorto anche il governatore lombardo Roberto Maroni, citando altre due iniziative attuate nelle ultime settimane: "Attualmente il Canton Ticino ha un atteggiamento molto ostile verso i frontalieri - ha detto - sta ponendo ostacoli alla circolazione delle loro vetture, oppure si è inventato la richiesta del certificato dei carichi pendenti da esibire per lavorare, richiesta fatta solo ai lavoratori italiani. Questo è un atteggiamento non giova a nessuno, confido quindi nella saggezza delle autorità ticinesi".

C’è persino chi, come Boris Bignasca, figlio dello storico leader della Lega dei Ticinesi, ha presentato una proposta per far pagare il pedaggio per le autostrade svizzere solo alle auto straniere.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro