L’assalto ai silos della Svizzera, già razziato il 25% di mele e acqua

Cibo gratis nel padiglione. E i visitatori hanno esaurito mezzo piano. Difficile fare previsioni sul giorno in cui finiranno rifornimenti, i tempi dipendono dai consumi dei visitatori e al momento le rimanenze di caffè e sale preservano acqua e mele dei piani inferiori di Luca Zorloni

Il padiglione della Svizzera

Il padiglione della Svizzera

Milano, 19 maggio 2015 - Potere della parola gratis. È bastato dire che il cibo dentro le torri del padiglione della Svizzera a Expo è in regalo e in due settimane il pubblico ha svuotato un quarto di due dei quattro silos. In barba al messaggio a caratteri cubitali scritto fuori dalla palazzina: «Ce n’è per tutti?». Di questo passo, la risposta è no, le torri potrebbero essere vuote prima della chiusura dell’Esposizione universale di Milano. Una dimostrazione pratica della velocità con cui si possono esaurire le materie prime nel nostro pianeta. La Svizzera ha sviluppato il proprio padiglione partendo dalla considerazione che le risorse alimentari sulla Terra sono limitate e che bisogna fare economia. Per dimostrarlo, Berna ha costruito quattro silos alti 15 metri, riempiti con altrettanti prodotti tipici dei cantoni elvetici: l’acqua di montagna (che tuttavia è prelevata dalla rete idrica di Milano, dopo lo stop del Parlamento elvetico alle bottigliette di plastica), il sale del massiccio del Giura, le rondelle di mele essiccate e il caffè, che non cresce in Svizzera ma di cui il Paese è uno dei più importanti snodi commerciali al mondo per via dei prodotti della multinazionale Nestlé (sponsor del padiglione con un contributo di tre milioni di franchi sugli oltre 23 totali).

Il giorno dell’inaugurazione i quattro piani delle torri erano colmi delle specialità elvetiche. Nello specifico, 2,5 milioni di bustine di caffè solubile, 420mila sacchetti di mele, due milioni di confezioni di sale e 350mila bicchieri, con cui servirsi di acqua dai rubinetti al piano. Tutto gratis. E senza limiti di quantità: come spiega il personale del padiglione all’ingresso, ci si può servire liberamente, tenendo a mente però che le torri non saranno più riempite e quindi che gli altri visitatori non potranno portare a casa un ricordo, se un prodotto finisce prima. Una metafora della voracità con cui l’uomo ha sfruttato le risorse del pianeta. La lezione di Berna, tuttavia, non ha fatto breccia in tutti i visitatori, tanto che dopo due settimane di tempo i bicchieri d’acqua e le rondelle di mele dell’ultimo piano sono finiti. Nello specifico, si tratta 87.500 bicchieri e 105mila sacchetti, un quarto del totale stipato nei rispettivi silos. Gli organizzatori raccontano di un visitatore «che è uscito con uno scatolone intero di sacchetti di mele», tra gli sguardi torvi degli altri turisti che si erano limitati allo stretto necessario. In media, però, ogni visitatore ha preso due buste di frutta essiccata. Gli scaffali ora sono vuoti, da ieri i visitatori possono prelevare solo sale (al 7,3% dei consumi) e caffè (4,5%). Tuttavia, solo quando l’intero piano sarà svuotato, il padiglione scenderà di un livello, aprendo ai visitatori un nuovo spazio con gli scaffali intatti.

Difficile fare previsioni sul giorno in cui finiranno rifornimenti, i tempi dipendono dai consumi dei visitatori e al momento le rimanenze di caffè e sale preservano acqua e mele dei piani inferiori. Tuttavia, se i flussi si manterranno sulla media dei 115mila turisti registrati nelle prime due settimane, tra gli organizzatori qualcuno azzarda che entro fine agosto le torri resteranno vuote.

di Luca Zorloni

luca.zorloni@ilgiorno.net

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