Salone del mobile da record: l’industria esce dalla crisi

Settore cresciuto del 2,3% grazie al bonus statale

Visitatori al Salone del Mobile

Visitatori al Salone del Mobile

Milano, 29 marzo 2017 - Il conto alla rovescia è iniziato. Tra una settimana il Salone del mobile avrà aperto i cancelli di un’edizione che punta a superare i 300mila visitatori dello scorso anno. Sono i giorni febbrili della Design week, quando la città di Milano si mette il vestito buono della domenica e in fiera vanno in scena le ultime tendenze. L’industria del mobile arriva all’appuntamento incassando i buoni risultati del 2016. Il fatturato alla produzione è cresciuto del 2,3% rispetto al 2015, raggiungendo quota 20 miliardi di euro, e il mercato interno, il grande assente degli anni passati, è cresciuto del 3,1% in dodici mesi, con un risultato finale di 9,8 miliardi. «Dobbiamo dire grazie al bonus mobili – commenta Emanuele Orsini, presidente dell’associazione di categoria Federlegno arredo -. In due anni e mezzo ha generato oltre 3 miliardi di fatturato e salvaguardato 10mila posti di lavoro».

Tanto che Federlegno sta bussando a tutte le porte della politica per far sì che la manovra acquisti un respiro più ampio del singolo anno. «È un provvedimento che ha bisogno di 2-3 anni», spiega il presidente. Gli industriali del mobile, d’altronde, sono rimasti scottati dal bonus giovani coppie, misura analoga agli sgravi fiscali del bonus mobili, che in pochi mesi è stata cancellata. Un aiuto con cui la filiera del design made in Italy puntava a corrodere clienti ai gruppi del mobile a basso costo, incentivando le giovani coppie a comprare prodotti di un prezzo più alto contando sul rimborso. Nulla di fatto. Le aspettative sono positive, anche sui mercati esteri: le vendite di prodotti made in Italy verso la Francia crescono del 4,9%, gli Stati Uniti dell’8,8%, la Cina del 21,9%. «Ora è a 300 milioni, ma in due anni la Cina può arrivare a 600-700 milioni», afferma Orsini. Sull’estero la partita si gioca con le carte della geopolitica.

È attesa una riapertura della Russia, mercato strategico per il comparto del mobile classico che da anni incassa segni meno per via delle sanzioni. «Stiamo facendo carotaggi in giro», spiega Orsini in merito alla possibilità di aprire nuove versioni mignon del Salone del mobile all’estero. Piace l’Iran e il Sudafrica. «E dagli Stati Uniti riceviamo parecchie pressioni», aggiunge. Il piano andrà studiato insieme al nuovo presidente del Salone del mobile, Claudio Luti, numero uno di Kartell e già al timone della manifestazione. «Io credo che Milano sia unica e che a Milano si svolga qualcosa che non avviene da nessuna altra parte - osserva il manager -. Lavoriamo in casa nostra, dove si trasmettono emozioni».

Luti sale a bordo di un Salone ormai organizzato, eletto lo scorso 16 marzo per succedere a Roberto Snaidero. Si troverà ad accogliere Sergio Mattarella, primo presidente della Repubblica in visita al Salone, e a gestire una macchina di oltre 2.400 espositori. Esclusa l’opzione Expo, ossia di allargare parte della fiera ai padiglioni che sonnecchiano là vicino. Anche se di post Expo si parla nei corridoi di Federlegno arredo, ma in termini di un investimento per creare nel sito un centro di ricerca avanzato sul design. Un progetto che potrebbe andare a braccetto con il piano di Altagamma, ma su cui i vertici dell’associazione si muovono con cautela, specie per ottenere un ordine di grandezza dei tempi con cui l’ex parco dell’Esposizione universale sarà rinnovato. E Luti scarta anche l’ipotesi di un Salone bis in autunno, nell’ambito delle giornate sul design organizzate lo scorso anno per un numero zero dal Comune di Milano. «Un anno è troppo corto per sviluppare i progetti del Salone», osserva il presidente della manifestazione.

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