Droga, sgominata asse Colombia-Puglia-Milano. I trafficanti avevano "l'intelligence"

L'organizzazione aveva base nel barese e smerciava droga da Milano a Palermo. Si avvaleva di bonifiche contro le microspie e di un'agenzia per scoprire targhe d'auto sospette

Panetti di cocaina (Newpress)

Panetti di cocaina (Newpress)

Milano, 20 novembre 2014 - C'era anche Milano fra le varie piazze di smercio di droga, nella rete scoperta e smantellata dai carabinieri in mattinata. L'operazione ha coinvolto località di tutta Italia ed è stata condotta dal Nucleo investigativo di Bari. Numerosi gli arresti in esecuzione di un`ordinanza dal gip del capoluogo pugliese su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia.

L`associazione a delinquere trattava ingenti quantità di cocaina, hashish e marijuana da trafficare e spacciare. Fra le accuse anche la detenzione e porto abusivo di armi. La droga arrivava nel nord barese lungo l`asse Colombia-Spagna. Scaricata nella zona tra Andria, Barletta e Trani, gli quantitativi di droga venivano smistati in diversi capoluoghi italiani, da Milano a Palermo.

La banda aveva sviluppato sofisticati stratagemmi di trasporto, comunicazione e informazione per aggirare le indagini delle forze dell`ordine: droga nascosta in doppifondi, mattoni di cemento cavi, batterie delle auto svuotate, barre di alluminio vuote usate per il sostegno dei teloni di copertura dei camion. Per essere sicuri di muoversi e parlare tranquillamente i criminali potevano contare su un`agenzia di sicurezza che effettuava bonifiche sui mezzi alla ricerca di microspie e su un`altra agenzia di pratiche automobilistiche che controllava le targhe di auto sospette per escludere pedinamenti da parte delle forze di polizia. Ogni carico di cocaina poteva valere 100 ai 250 mila euro per un giro d`affari mensile attorno agli 800mila euro, che poi venivano reinvestiti anche in beni immobiliari.

Per il capo dell'organizzazione, un 58enne di Andria, è stato disposto il sequestro dei beni per un valore di un milione e mezzo di euro. Tra questi la casa della figlia e del cognato del boss della banda, che dichiaravano redditi ai limiti della sopravvivenza. 

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