Dopo-Expo, parte la corte ai padiglioni. Il Kazakhstan già pronto a regalare il suo

Milano, 7 aprile 2015 - Da Astana è arrivata già la proposta ufficiale: come ha spiegato il commissario unico di Expo, Giuseppe Sala, il Kazakhstan è disposto a regalare a Milano il proprio padiglione per l’Expo del 2015, una grossa costruzione a scaglie riflettenti. Questione di ragion di Stato. L’ex repubblica sovietica ospiterà nel 2017 la prossima edizione delle cosiddette Esposizioni universali intermedie, prima di Dubai 2020, ma l’Italia non ha ancora sciolto le sue riserve sulla partecipazione (anche se l’orientamento è favorevole, come ha spiegato in un’interrogazione alla Camera il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni). Dunque, meglio tenere i buoni rapporti e ingraziarsi i futuri ospiti.

Stesso ragionamento che hanno fatto i Paesi Bassi a dicembre: dopo aver candidato Rotterdam all’edizione 2025, all’ultimo momento hanno opzionato un padiglione a Milano. Costruzione leggera, composta da tanti chioschi, e piuttosto avanzata. Chissà che ne sarà. Il commissario Sala non ha mai nascosto di voler conservare il padiglione Zero, dal profilo a dune all’ingresso ovest, firmata da Davide Rampello e Michele De Lucchi. Ma tutto dipenderà, oltre che dalla volontà dei Paesi ospiti, dal destino dell’area dell’evento.

Il bando per lo sviluppo del progetto non è stato ancora scritto, ma il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, è ottimista: «Ci sono sei mesi piu altri sei mesi per liberare il terreno che oggi è il piu tecnologicamente avanzato in Europa e nel mondo. Il bando per il dopo Expo si apre a giorni e un anno è piu che sufficiente per arrivare ad un progetto». Da quel piano – in pole position ci sono il trasloco di Città Studi o una cittadella dell’innovazione – dipenderà il futuro del Padiglione Italia, unico edificio pensato come stabile. Mentre Cascina Triulza, restaurata per l’evento, continuerà a fare da casa alle associazioni di volontariato.

luca.zorloni@ilgiorno.net

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