Buondì, il panettone tascabile inventato dal signor Motta

Cambiò la colazione italiana. Polemiche per l’ultimo spot

Una delle prime “reclame”

Una delle prime “reclame”

Milano, 5 settembre 2017 - È il responsabile di una vera e propria svolta culturale nella colazione del mattino. Si tratta del milanesissimo Buondì Motta, prima merendina confezionata della storia alimentare (italiana, ovviamente). A inventarla è Angelo Motta, milanese doc, che dopo un lungo - e precoce - apprendistato come pasticciere, nel 1919 apre il primo forno col suo nome in via Chiusa a Milano.

Motta fa rima con panettone, e in effetti il progenitore del Buondì è proprio il classico dolce milanese, di cui Motta è un vero maestro: all’epoca, infatti, il panettone è ancora basso e compatto ma lui, riprendendo l’antico metodo della lievitazione naturale, ne rivoluziona l’impasto e la forma, inaugurando la “nuova” tradizione del panettone alto, a cupola di battistero, più soffice e più ricco di uvetta. Nasce così la tradizionale forma che tutti conosciamo. Il successo  è immediato e continuerà ininterrotto negli anni successivi e vista l’affermazione del dolce natalizio, a metà degli anni Cinquanta Motta decide di ampliare la produzione. Per prima cosa trasloca l’azienda, dal centro si trasferisce sulla circonvallazione, in un’area di 30mila metri quadrati tra viale Campania all’angolo con viale Corsica, poi lancia il gelato Mottarello, che è il primo gelato su stecco a produzione industriale. Ma la specialità della casa resta il panettone e così il signor Angelo decide di produrre una brioche proprio sulla base tradizionale del panettone. Nasce il Mottino – la strategia di marketing di allora vuole che tutti i prodotti usciti dagli stabilimenti Motta ricordino nel nome quello della casa madre, e quindi del fondatore - prodotto che può, di diritto, fregiarsi del titolo di capostipite di tutte le merendine, una sorta di panettone mignon trasformato in pratico fuoripasto. La Motta crede molto in questo prodotto, così nelle confezioni inserisce una sorta di carta d’identità del panettoncino stesso, con tanto di foto, dati anagrafici e analisi chimico/fisica, data di scadenza e ricetta.

La vera svolta, però, si ha solo quando da Mottino si trasforma nel Buondì. E il semplice cambio di nome fa sì che i consumatori associno quel piccolo panettoncino alla colazione del mattino, sostituendo in un colpo solo pane, biscotti, fette biscottate, burro e marmellate. Il Buondì conquista subito la gola degli italiani ma la Motta ha un altro colpo di genio: lo distribuisce anche all’interno dei pubblici esercizi, in modo da poterlo consumare anche in caso di colazione al bar. E così, pochi anni dopo la sua comparsa, quel piccolo panettone del signor Motta dichiara guerra anche alle brioche e i croissant, tanto che i camerieri si sentono ordinare «un cappuccino e un Buondì». A oltre sessant’anni dalla nascita, il Buondì ha ancora parecchi estimatori. Molti lo mangiano secondo un particolare rito: si comincia dalla glassa superiore con zucchero, che viene staccata delicatamente e gustata da sola. Massima abilità se si riesce a rimuovere la glassa in un solo pezzo, mentre il resto è divorato dopo un’immersione rapida nel latte caldo. Suo malgrado il Buondì è anche protagonista di una scommessa: quella di mangiarlo tutto nel tempo necessario per compiere trenta passi (non provateci, è impossibile). Dal 2002 è diventato un prodotto della Bistefani che, dopo aver rilevato il marchio, ne prosegue la produzione e a fianco della ricetta originale propone anche numerose varianti. Tutto è rimasto uguale, tranne il fatto che lo stabilimento di viale Campania non c’è più e non si sente più quel formidabile profumo che si spargeva in tutta la zona Vittoria, nelle giornate di vento fin quasi a Piazza Cinque Giornate. Angelo Motta è sepolto al Cimitero Monumentale, all’interno di un’edicola progettata dall’architetto Melchiorre Bega in Sienite di Biella, struttura che rimanda anche all’archetipo antico del “tholos”, edificio di origine preistorica, arricchito da sei statue di santi eseguite dallo scultore Giacomo Manzù: eppure, a ben vedere, non sfugge una curiosa somiglianza con la forma della scatola del panettone Motta.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro