NICOLA PALMA
Cronaca

Terrorismo, i contatti tra Milano e San Donato: indagini sull’egiziano radicalizzato

Rimpatriato un 31enne. Diceva: "Ripulire la Terra dagli infedeli"

Jihadisti (Reuters)

Jihadisti (Reuters)

Milano, 4 luglio 2017 - Faceva la spola tra Milano e San Donato. Sempre a casa di connazionali. Lui, Nabawy Mohamed Ahmed Salem, in Italia non ha una dimora fissa: alto e col corpo ben curato, attualmente non aveva neppure un lavoro e in passato si era fatto qualche giorno in cella per piccoli reati. Non si sa però se si sia radicalizzato in carcere, sul web oppure frequentando altre persone al momento ignote. Proprio su questo si stanno concentrando in queste ore le indagini dei carabinieri del Nucleo informativo, coordinati dal maggiore Fabio Guglielmone: scoprire se il 31enne egiziano rimpatriato nei giorni scorsi avesse una rete di contatti o se fosse un «lupo solitario» incamminatosi sulla strada senza ritorno dello Jihadismo. Gli approfondimenti investigativi sul nordafricano, arrivato nel nostro Paese qualche anno fa secondo quanto risulta, iniziano a maggio: ai militari arriva una segnalazione da una fonte confidenziale che parla di un soggetto che pare stia subendo il fascino dell’Isis e delle sue teorie distruttive. Sostiene che bisogna «ripulire la Terra dagli infedeli». È diventato aggressivo con amici e parenti, viene descritto come instabile psichicamente. Non fa che esaltare la presunta superiorità della religione islamica, che, a suo dire, va imposta in tutto il mondo. I segugi di via Moscova lo agganciano, ma scoprono qualche giorno dopo che Salem sta per prendere un aereo per l’Egitto, convinto dai familiari – con la mediazione di un cugino residente in Italia – a far subito rientro in patria per evitare guai. Il 28 maggio, però, l’aereo non lo prende: agitatissimo e in evidente stato di alterazione, viene respinto all’area check-in di Malpensa. A quel punto, inizia a vagare per lo scalo varesino: verrà ritrovato in tarda serata con una spranga stretta tra le mani e un oggetto appuntito nascosto nei pantaloni. Scatta il ricovero nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Busto Arsizio. Nel frattempo, i carabinieri del Ros – cristallizzati gli elementi raccolti e messi in fila dai colleghi del Nucleo informativo – hanno già avanzato una proposta di espulsione. Così, a degenza conclusa, Salem viene trasferito nel Cie di Torino in vista del successivo imbarco sul primo volo per l’Egitto.

E così è stato: il 31enne è stato rispedito a casa. Del resto, come si legge in un comunicato del Comando provinciale di via Moscova, il prefetto di Varese Giorgio Zanzi «ha valutato concreto il rischio di radicalizzazione violenta». Ovviamente, gli accertamenti non si sono affatto conclusi con l’espulsione di Salem. Resta da chiarire chi abbia frequentato nell’ultimo periodo, così come vanno vagliate con attenzione le sue amicizie. Tanti gli interrogativi aperti: i connazionali che condividevano con lui l’abitazione (o le abitazioni, tra Milano e San Donato) sapevano? Salem ne aveva mai parlato con loro? Pure loro si erano fatti abbindolare dalla propaganda dello Stato islamico? Salem parlava soltanto o stava pensando di entrare in azione per compiere un attentato terroristico in città?

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