Sub milanesi spariti nel mare del Borneo, 5 anni dopo nessuna verità

Inghiottiti dall’oceano durante una immersione: il mistero dei tre corpi mai trovati. Intanto si aspetta ancora l’inizio del processo

Daniele Buresta, Michela Caresani e Alberto Mastrogiuseppe: i tre sub dispersi nel Borneo

Daniele Buresta, Michela Caresani e Alberto Mastrogiuseppe: i tre sub dispersi nel Borneo

Milano, 15 agosto 2020 - Sono passati 5 anni e non sappiamo ancora nulla. Le indagini sono ferme e non è mai partito il processo. Ma non molliamo il colpo: vogliamo la verità". Ferragosto coincide con l’anniversario della scomparsa dei tre milanesi Alberto Mastrogiuseppe, che avrebbe compiuto 41 anni lo scorso 19 luglio, Daniele Buresta, coetaneo, e Michela Caresani, fidanzata di Alberto, che oggi avrebbe 38 anni, scomparsi misteriosamente tra le acque del Borneo, nell’isoletta di Sangalaki nel sud dell’Indonesia, durante un’escursione subacquea che avrebbe dovuto chiudere in bellezza quella vacanza il 15 agosto 2015.

Invece, per loro che erano

è stata l’ultima immersione della loro vita: non sono più tornati in superficie. Né nulla, appartenente a loro, è stato mai ritrovato: neppure una maschera, neanche una pinna, nonostante settimane di ricerche con barche ed elicotteri che hanno scandagliato immense porzioni di mare e decine di isolotti. Insieme ai tre giovani è stata inghiottita dalle acque anche una ragazza belga che aveva 29 anni, Vana Chris Vanpuyvelde, mentre si è salvata Valeria Baffè, ora trentanovenne, fidanzata di Daniele, che durante quella gita era rimasta in superficie a praticare snorkeling osservando il fondale dall’alto.

Ogni anno Claudia Mastrogiuseppe, sorella di Alberto, rinnova il suo appello per avere la verità, "perché questa storia non deve essere dimenticata, bisogna capire cos’è successo quel giorno". Non sono state neppure accertate le responsabilità di Osland, la guida che accompagnava i sub, salvatasi. "La matassa resta sempre ingarbugliata – sottolinea Claudia Mastrogiuseppe -. Le indagini continuano a essere ‘in corso’ ma purtroppo da Giacarta (dove erano state prese in carico, su nostra richiesta) il coordinamento è tornato ad essere sull’isola di Sangalaki, a cura della polizia del posto, perché in questo modo sarebbe più semplice ‘fare verifiche’. Ma è tutto fermo. E la guida non è indagata appunto perché le indagini non si sono concluse e non ci sarebbero elementi sufficienti neppure per impedire a quest’uomo di continuare a lavorare. Eppure la negligenza è evidente, perché allora aveva lui stesso dichiarato di aver lasciato i ragazzi da soli. L’emergenza sanitaria dovuta al Covid, ovviamente, ha rallentato tutto". Ma la sorella di Alberto non si arrende.

«Ogni due mesi scrivo ai nostri legali del posto, per chiedere quali siano gli sviluppi. Anche la nostra Ambasciata è intervenuta con una interrogazione alle autorità locali ma aspettiamo ancora risposta". Ad agosto del 2017, quindi due anni dopo la scomparsa, i tre ragazzi sono stati dichiarati ufficialmente morti. Ma questo non ha accelerato l’iter per far luce sull’accaduto. I tre erano sub per passione: Alberto, dopo gli studi alla Bocconi, lavorava nel campo del marketing bancario. Michela in un centro per disabili, mentre Daniele era un operatore video per web e pubblicità. Ricordiamo che quel giorno il gruppo aveva praticato durante la mattinata una prima immersione, filata liscia.

Nella seconda, al pomeriggio, i ragazzi sarebbero dovuti risalire in superficie dopo un’ora ma il solo a rientrare è stato l’istruttore che li accompagnava e che avrebbe spiegato di aver perso di vista i giovani a causa della corrente. Ogni anno, a Ferragosto si riapre la ferita. Un dolore che si rinnova già dal 19 luglio, giorno del compleanno di Alberto. Oggi, per ricordare i tre ragazzi, come da tradizione ci sarà una messa in un paesino di campagna vicino Vercelli, luogo che Alberto amava.

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