Salone del libro, salta l'accordo fra Milano e Torino: è rottura

Fumata nera a Roma. Lo annunciano i ministri Franceschini e Giannini. Ci saranno due saloni

Il salone conteso

Il salone conteso

Milano, 20 settembre 2016 - L'accordo tra Milano e Torino per il Salone del libro non c'è. Ad annunciarlo i ministri dei Beni Culturali Dario Franceschini e dell'Istruzione Stefania Giannini a termine dell'incontro di oggi, nella sede del Mibact, durato circa un'ora e mezza. 

L’incontro per trovare un progetto comune in extremis non si apriva sotto i migliori auspici. Franceschini aveva dato una settimana ai quattro sherpa, ossia Massimo Bray per la Fondazione del libro, la campana torinese, Renata Gorgani per la Fabbrica del libro, la spa che organizzerà l’evento milanese, più due dirigenti dei ministeri dei beni culturali (Mibact) e istruzione (Miur), per arrivare a un progetto unitario. Una sorta di Mi-To della lettura. Ieri era circolata anche la voce che l'incontro non si sarebbe svolto perché gli accordi erano saltati, ma l'Aie aveva smentito con con nota: "Il dialogo con Torino ci risulta ancora aperto e lo sarà fino all’incontro di domani (oggi per chi legge, ndr) con il ministro Franceschini". L'alleanza però è sfumata: ciascuno sembra intenzionato a continuare sulla sua strada con due saloni: a Milano nel mese di aprile, a Torino a maggio.

 "Purtroppo la soluzione non è stata accettata. Ci siamo trovati di fonte a molte rigidità delle due città", ha detto il ministro Franceschini sceso con il ministro Giannini con le due rappresentanze, parlando dell'accordo saltato sul futuro del Salone del libro tra Milano e Torino. "Lo diciamo con molta amarezza nella consapevolezza di avercela messa tutta. L'Italia perde una grande occasione e si presenta con due Saloni del Libro a 100 chilometri di distanza che si faranno una concorrenza sfrenata e questo è un pessimo risultato non solo per il Paese ma anche per la filiera dell'editoria e per il mondo del libro". "Abbiamo fatto un'ora e mezzo di riunione complicata - ha raccontato il ministro Franceschini - che ha seguito diversi incontri dalla settimana scorsa ad oggi, come era nostro dovere. Il ministro Giannini e io abbiamo messo in campo questa idea di un impegno anche più diretto del governo a sostegno di un unico Salone internazionale del Libro e della Lettura che si svolgesse contemporaneamente su due sedi, molto vicine fra di loro, che fosse complementare nella vocazione. Quindi individuando concordemente una vocazione su Milano e una sua Torino. Questo ci avrebbe consentito un impegno più diretto, ma anche di presentarci in Europa da una situazione di difficoltà con un rilancio molto forte. Purtroppo questa soluzione non è stata accettata

Federico Motta, presidente dell'Aie, accusata a luglio di avere creato la spaccatura non ci sta a passar da traditore: "Ce l’abbiamo messa veramente tutta per trovare un accordo in linea con quanto ci aveva chiesto il ministro. Non ci siamo riusciti e non per colpa nostra”, commenta insieme a Renata Gorgani, presidente della neonata "La Fabbrica del Libro". “Abbiamo costruito un progetto a misura di lettore che potesse dare un senso all’esperienza di Milano e Torino insieme, abbiamo assicurato totale supporto e piena disponibilità. Abbiamo ragionato su una macro area e su eventi di pari livello e dignità ma con format diversi. Non siamo riusciti a trovare l’accordo sperato ma siamo disponibili al confronto e a valutare ulteriori progetti con Torino”.

Dispiaciuto anche il sindaco di torino, Chiara Appendino: "Siamo davvero dispiaciuti che non si sia trovato un accordo, eravamo agganciati a tre paletti della proposta del ministero: il Salone unico, con una data unica e una governance unica, per fare sistema. Su questi tre punti non c'è stata una mediazione e quindi Torino da domani organizzerà il Salone del Libro. Crediamo ci sia una storia trentennale, siamo dispiaciuti: sarebbe stato meglio trovare un accordo, ma spesso ci si dimentica che un Salone del libro esiste da trentanni ed è quello di Torino".  "Se si trattava di fare sistema per la crescita del paese noi eravamo disponibili - ha aggiunto - ma se si tratta di negare la nostra storia su questo non c'è accordo e si va avanti". Si va avanti da soli: il 5 ottobre la presentazione della versione meneghina de Salone e l'annuncio del suo nome. 

 

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