Vaccini, Regione Lombardia tira dritto: non siamo fuorilegge

La “quarantena” bocciata dalla ministra sarà applicata al nido. "La estenda in tutta Italia"

Vaccini

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Milano, 1 settembre 2017 - La Regione sui vaccini tira dritto e rilancia, candidandosi a far lezione alla ministra dell’Istruzione che l’ha bocciata. Lunedì, assicura l’assessore al Welfare Giulio Gallera, Palazzo Lombardia approverà il provvedimento che permetterà ai genitori che l’11 settembre non avranno presentato al nido la documentazione richiesta dalla legge Lorenzin di mettersi in pari in 40 giorni. La ministra Valeria Fedeli ha bollato questa ‘quarantena’ come «fuorilegge». «Si sbaglia, agiamo nel pieno rispetto della legge - ribatte l’assessore -. Nessun bambino non vaccinato frequenterà i nostri asili più a lungo del previsto, nessuna proroga è concessa».

Il "percorso" prevede che, trascorsi i dieci giorni entro i quali la scuola deve segnalare all’Ats chi non ha portato le carte, entro altri 20 giorni l’Ats convochi le famiglie di chi risulta privo di qualche vaccinazione obbligatoria (le altre saranno invitate a ritirare i documenti per la scuola) a un incontro (che sarà verbalizzato) «con specialisti dei centri vaccinali, per sciogliere dubbi e resistenze e per una valutazione approfondita delle condizioni sanitarie dei bambini». Quindi, in assenza di motivi di esonero, saranno fissate le vaccinazioni mancanti entro dieci giorni, e solo chi le rifiuta (o non si presenta al colloquio) sarà segnalato all’asilo perché impedisca al figlio di frequentare. La ‘quarantena’ vale, al momento, per i bambini dei nidi, dei quali è la Regione a stabilire i requisiti d’accesso. Su 165.100 lombardi di uno o due anni (per i nati nel 2017 le vaccinazioni sono in corso), 8.958 risultano inadempienti all’esavalente (il 5,4%) e 10.240 a morbillo-parotite-rosolia (il 6,2%); ma solo il 30% dei bambini va al nido, dunque da ‘regolarizzare’ ce ne sarebbero circa tremila. Tuttavia l’assessore conferma l’incontro con l’Anci, oggi, e poi con la Fism, per offrire di aderire alla «procedura» ai Comuni e ai privati gestori di scuole d’infanzia, dove ha giurisdizione il Ministero dell’Istruzione e i lombardi inadempienti, tra 269.903 bambini in età, sarebbero più di ventimila, 15.020 (il 5,6%) per antipolio e coniugati, 20.253 (il 7,5%) per l’Mpr. Di più: Gallera ha scritto una lettera al ministro Fedeli, alla collega della Salute Beatrice Lorenzin e al governatore emiliano Stefano Bonaccini (in quanto presidente della Conferenza delle Regioni) proponendo di estendere a tutt’Italia il modello lombardo: «Una ragionevole interpretazione della norma, che ha come obiettivo non escludere i bambini da scuola, ma farli vaccinare».

Quella messa a punto dai tecnici del Welfare, ricorda l’assessore, è una versione espressa del «percorso di recupero dell’adempimento» descritto dal Ministero della Salute nella circolare del 16 agosto, che dal 2019/2020 diventerà prassi da concludere prima dell’inizio delle scuole. Ma «paradossalmente nella disciplina transitoria questo momento importantissimo viene cancellato. Probabilmente per la fretta di applicare» una legge licenziata a fine luglio, con le prime circolari emesse dai Ministeri il 16 agosto e la prima scadenza il 10 settembre, a scuole iniziate da giorni. «Una delle tante incongruenze figlie di questa fretta. Noi una la recuperiamo, è un’operazione di giustizia: non è corretto che chi presenta la richiesta di vaccinare e in seguito magari non lo fa usufruisca per qualche mese dell’asilo, mentre chi non ha presentato nulla, con gli stessi dubbi o magari una situazione clinica preoccupante, sia escluso immediatamente». Ieri l’assessore ha incontrato l’Ufficio scolastico regionale, «c’è preoccupazione per la mole di documenti che le scuole riceveranno. Abbiamo concordato di scrivere al Garante della Privacy per chiedere», come già altre Regioni che attendono risposta a breve, il via libera alla comunicazione diretta dei dati sanitari tra scuole e Ats, escludendo i genitori dalle incombenze. Anche questa è contemplata dalla legge, ma solo dal 2019. «Questa sì che sarebbe una semplificazione», dice Gallera, e risponde alla Fedeli: «Curioso che un ministro in tv chieda a una Regione come la Lombardia di “semplificare” una legge approvata un mese fa. Si chiama scaricabarile».

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