Via Lattanzio, il clochard non volò dal quarto piano ma sbattè la testa dopo il pestaggio

Disorientato e stordito dalle botte, una volta sceso a piano terra il senzatetto sarebbe caduto forse inciampando e procurandosi così la ferita mortale di MARIO CONSANI

'Palazzo della morte' a Milano

'Palazzo della morte' a Milano

Milano, 7 aprile 2016 - Tecnicamente, forse non si può parlare di omicidio. Massimo Metta, il barbone 43enne trovato morto il mese scorso nel cortile dello stabile di via Lattanzio, non è stato ucciso in senso proprio. E non è neppure precipitato dal balcone del quarto piano dove erano state trovate tracce di sangue. All’inizio, tutto aveva fatto pensare ad una caduta da quell’altezza. Invece no, perché alcuni testimoni sentiti dagli investigatori hanno detto di aver visto Metta scendere le scale con le proprie gambe, quella notte, fino al piano terra e al cortile dove poi è caduto sbattendo la testa sul cordolo di cemento e morendo sul colpo, come ha rivelato l’autopsia.

Però è anche certo che, poco prima, Metta aveva subito un vero e proprio pestaggio dall’uomo con cui aveva litigato per motivi tuttora non chiariti. Le urla furibonde del loro scontro - avvenuto al sesto piano, non al quarto - erano rimbombate tutt’intorno, tanto che diversi inquilini dei palazzi vicini avevano chiamato il 113.

L’uomo che litigò con lui, quella sera, è un altro sbandato che aveva trovato rifugio nello stabile. Uno con precedenti penali, uscito da poco dal carcere e ritrovatosi senza un posto dove andare a dormire. Con gli investigatori della Squadra mobile, che l’hanno interrogato, ha ammesso di aver avuto la lite con Metta, che ebbe decisamente la peggio, minato anche nel fisico da una vita disperata. E in conseguenza di quel pestaggio il clochard, probabilmente sotto choc, era mezzo disorientato quando comunque riuscì a scendere da solo le scale dal sesto piano fino al cortile, prima di cadere al suolo con un impatto che si sarebbe rivelato mortale.

A dire se il decesso di Metta potrà essere comunque messo in relazione con le botte subite poco prima - ed eventualmente fino a che punto - sarà in ogni caso la consulenza medico-legale disposta dal pm Maria Letizia Mocciaro, che coordina le indagini. Nelle ore successive al ritrovamento del cadavere del clochard, gli investigatori hanno ascoltato a verbale almeno una decina di ospiti del «palazzo della vergogna», che quella sera assistettero in qualche modo alla tragedia. Tutti immigrati irregolari e disperati, senza soldi e senzatetto, che in via Lattanzio sopravvivevano: un albanese, un romeno, un marocchino, un intero gruppo di cingalesi...

È grazie ai loro racconti, comunque, che gli uomini della Mobile sono riusciti a ricostruire l’esatta dinamica dei fatti e a dare quindi una spiegazione alla fine del clochard. Anche se la vera ragione della lite - e quindi, in fondo, la causa ultima della morte di Metta - è destinata probabilmente a rimanere oscura. mario.consani@ilgiorno.net

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro