Ecco i "gestori" per i malati cronici. Tanti privati ma solo un dottore su 3

In Lombardia aderisce il 48% dei medici di base, a Milano il 32%

Il Presst di via Livigno (NewPress)

Il Presst di via Livigno (NewPress)

Milano, 5 ottobre 2017 - Tutti gli ospedali, gli Irccs e le Asp pubblici, molti privati ma solo un medico di base su tre è il bilancio del reclutamento dei «gestori» che da fine anno dovranno cambiare la vita a 430 mila malati cronici milanesi. Le otto Ats lombarde ne hanno abilitati 294 (insieme a 1.072 «erogatori» di prestazioni, di cui 746 privati): «un gruppo di eroi», li presenta l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera, pionieri della «presa in carico» chiamata ad alleggerire i pazienti da prenotazioni e liste d’attesa e seguirli evitando esami e ricoveri «inappropriati». In Lombardia hanno aderito 2.575 medici di base, 2.292 a piena gestione perché associati in cooperativa e 281 come co-gestori: il 48% dei 5.367 che hanno meno di 65 anni.

La proroga di due mesi è servita a migliorare di tre punti il 45% di luglio; e l’adesione dei pediatri dal 25 al 36%, ma Milano si ferma al 22% e comunque gran parte dei cronici è anziana. Nelle Ats della Brianza e della Montagna il consenso dei medici di base tocca il 72%, il 79% nella Val Padana; supera il 50% a Bergamo e Brescia, si ferma al 45% nell’Insubria. A Milano (e a Pavia) è al 32%: da Legnano a Lodi, incluso il capoluogo, solo 598 su 1.882 hanno aderito, 111 come co-gestori e 487 da associati; rispetto a luglio, sono 25 in più. «Un flop - tuona il Pd -. Il risultato sarà che molti malati, soprattutto a Milano, continueranno a farsi curare in ospedale». «Un successo straordinario - ribatte Gallera - rispetto a quello che chiediamo, una rivoluzione copernicana. Anche a Milano dove contrarietà un po’ ideologiche e le elezioni dell’Ordine stanno esacerbando gli animi». La riforma della cronicità è entrata nella campagna ordinistica perché il più critico è il presidente Roberto Carlo Rossi, anche segretario Snami, sindacato di medici di base. «I dubbi ci stanno, gli allarmismi infondati no. Perdere qualche privilegio non è ragione sufficiente a fermare una riforma che guarda all’evoluzione della società nei prossimi 10-15 anni. Nell’unico interesse del cittadino», tuona il governatore Roberto Maroni. La Giunta ieri ha stanziato 23,5 milioni, dei cento destinati alla sanità con l’assestamento di bilancio, sulle infrastrutture territoriali come i Pot e i Presst; riunendosi in via Livigno, uno dei 22 poliambulatori passati sotto l’Asst Nord Milano, prossimo a trasformarsi in Presst con spazi dedicati ai medici in cooperativa come quello di via Farini. E giocare in prima linea la partita del «gestore», con le altre otto Asst metropolitane, le due Asp Trivulzio e Golgi-Redaelli, i tre Irccs Policlinico, Besta, Tumori. In latitanza di medici di base, la sanità pubblica «prenderà in carico» i cronici milanesi.

Insieme  a quella privata: lo sono 167 dei 294 «eroi». Nell’Ats Metropolitana, al netto di nove coop di medici giudicate idonee, i gestori del privato a contratto sono 52 su 84: 9 Irccs, 18 strutture sanitarie, 19 Rsa e sei nella doppia veste casa di cura e riposo. L’adesione «per quanto ci riguarda penso sia quasi completa - conferma Dario Beretta, presidente dell’Aiop Lombardia -. Siamo convinti che possa essere utile ai pazienti. Il punto è quanti aderiranno, come li indirizzeranno i loro medici di medicina generale: per le strutture piccole, con poche adesioni diventerebbe difficile sostenere i costi organizzativi». A decidere il successo della riforma saranno i 3 milioni e mezzo di lombardi che a partire da dicembre riceveranno una lettera con la proposta di scegliersi un gestore da un elenco: quanti accetteranno, e quanti preferiranno continuare come adesso. Maroni e Gallera sono fiduciosi: «Saranno i cittadini ad andare dal loro medico a chieder conto del perché perché non abbia aderito».

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