Ippodromo: luci e ombre dell’altro San Siro, dove l’ippica vuol tornare a galoppare

E' la Scala delle corse, uno degli ippodromi più belli al mondo, in quella che era la capitale italiana dell’ippica

Una corsa all'Ippodromo

Una corsa all'Ippodromo

Milano, 17 gennaio 2017 - È la Scala delle corse, uno degli ippodromi più belli al mondo, in quella che era la capitale italiana dell’ippica. Le palazzine in stile liberty di San Siro sono ancora lì a ricordare gli anni d’oro di Ribot, Nearco e Donatello II a una Milano distante e distratta. Ad accogliere i visitatori è il Cavallo di Leonardo, metafora dell’ippodromo stesso: così magnificente, così solo. Il nostro viaggio a due velocità inizia dalla tribuna secondaria, fra inni al liberty e aree abbandonate, fra spazi vuoti e altri che stanno rinascendo, come «Al Cavallo», che ha aperto i battenti giusto cinque mesi fa ai piedi della tribuna secondaria grazie alla passione di Carolina Bargiggia: non è un semplice negozio, fra le pareti della selleria e dell’atelier c’è anche Michele Sarcinelli, ricamatore, si riprende in mano il bandolo della matassa, l’artigianalità e l’eleganza del mondo dell’ippica. Si sogna la rinascita.

Le grandi famiglie della borghesia milanese si sono allontanate da quella cittadella: negli anni Cinquanta avere una scuderia e far correre il proprio cavallo era uno status symbol. Negli anni Sessanta vennero i borghesi di provincia, tutt’altro che provinciali, i grandi industriali. Dopo la crescita vertiginosa ci furono decenni di stasi, dagli anni Novanta il vero tracollo. Calano le scommesse e il montepremi, ma anche il numero di cavalli, iniziano a chiudere importanti scuderie. Il derby è sempre il derby ma ha perso smalto, come il Gran Premio di Milano, entrambi sono stati declassati. Nuove leggi potrebbero dare una sterzata, pungolare il settore, ma mancano i decreti attuativi. Alle redini della Trenno, la società che gestisce l’ippodromo, si sono susseguiti quattro amministratori in cinque anni. Gli appassionati che vorrebbero rilanciare il settore ci sono, ma chiedono una cabina di regia per riportare gente, non per forza scommettitori, all’ippodromo.

Il galoppo ora è «in letargo», le corse ripartiranno a marzo; il trotto prosegue anche d’inverno ma, rispetto agli anni d’oro, il pubblico di appassionati è sceso drasticamente. La pista per il galoppo è ancora una delle più belle d’Europa, quella del trotto ha perso un pezzo: una delle due piste di allenamento, che un tempo si congiungevano riproducendo lo stesso tracciato dell’ippodromo, non c’è più. Ultima nota dolorosa: alcune scuderie, sempre in stile liberty, stanno cadendo a pezzi, molte delle coperture sono ancora in amianto. È nato un comitato «Trotto bene comune» che si batte per mantenere il patrimonio artistico, chiedendo il vincolo monumentale sui corpi di fabbrica, e per dichiarare guerra a possibili speculazioni edilizie. Un grosso punto interrogativo pende ancora sull’area del vecchio trotto e la sua destinazione.

Il viaggio prosegue nel prezioso parco botanico: l’ippodromo di San Siro è anche questo. Il polmone verde di Milano, una città nella città. In un’area non utilizzata dall’ippica è nato anche un campo prove per il golf, «horse friendly», che fa il tifo per l’ippodromo, non interferisce. «L’obiettivo è rendere fruibile quest’area tutti i giorni dell’anno – spiega Claudia Caldesio del San Siro Golf – prestando sempre molto attenzione all’ippica. Quando ci sono le corse suona la campanella e tutti i golfisti si fermano per guardare i cavalli. Sappiamo di progetti di rilancio, speriamo. È un posto meraviglioso». E da valorizzare, per riaccendere le luci a San Siro.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro