Festa del Sacrificio. E via Cavalcanti protesta

Riesplode il caso delseminterrato-moschea, ufficialmente sede del Milan Muslim center gestito da Bangladesh Cultural & Welfare association

Festa del Sacrificio in via Cavalcanti

Festa del Sacrificio in via Cavalcanti

Milano, 2 settembre 2017 - «Il viavai è cominciato al mattino presto. Un turn over di persone, uomini ma anche donne e bambini. Saranno stati oltre 600». Un serpentone nel cortile condominiale di via Cavalcanti 8 in zona Stazione Centrale, guidato da addetti con pettorine, poi giù per gli scalini verso il seminterrato-moschea, ufficialmente sede del Milan Muslim center gestito da Bangladesh Cultural & Welfare association. Uno dei punti in cui ieri si è svolta, a Milano, la Festa del Sacrificio (in arabo Eid al-Adha), la ricorrenza islamica più importante, che segna la fine del Pellegrinaggio alla Mecca.

Ventimila persone, secondo una stima, hanno pregato in una ventina di luoghi, sedi di associazioni culturali islamiche, sparse nei quartieri. E in via Cavalcanti 8 sono riaffiorate tutte le criticità che gli abitanti segnalano da tre anni, acuite dal grande afflusso di persone. «Problemi non per il culto ma per una questione di sicurezza», visto che le persone si radunano in uno spazio sotterraneo di 500 metri quadri «classificato come C2, magazzino, per il quale non è mai stata concessa nessuna variazione di destinazione d’uso», ricordano i condòmini, sottolineando pure che «quel luogo non ha uscite di sicurezza adeguate né condotti d’aerazione». «A nessuno piace creare fastidio. Il disagio è reciproco – sottolinea Omar Jibril, coordinatore Caim (Coordinamento associazioni islamiche milanesi) –, peraltro stiamo cercando una struttura alternativa». Davide Piccardo, suo predecessore, sottolinea che «la festa si è svolta tranquillamente, come gli altri anni, con una comunità che si è dimostrata organizzata, rispettosa e civile». Il nocciolo della questione, ricorda, è che «non è mai stata concessa in città un’area adeguata», situazione che ha generato il fiorire di luoghi di culto sparsi. L’anno scorso, il bando per l’assegnazione di tre aree municipali alle comunità religiose era stato annullato. E la Bangladesh Cultural & Welfare association, che si era aggiudicata l’area di via Esterle, ha presentato ricorso al Tar contro l’annullamento. Il verdetto arriverà a breve. Una situazione di stallo. «Ma non possiamo rimetterci noi», incalzano gli abitanti di via Cavalcanti.

Tornando alla festa, «in mattinata abbiamo avuto la preghiera su tre turni: 7.45, 8.45 e 10. Poi ancora persone. Siamo esasperati», sottolinea Katia Scardigno, del comitato Sicurezza e legalità. Irma Surico, pasionaria, continua: «Il problema moschea è marginale, qui siamo in presenza di un problema che riguarda soprattutto la mancanza di sicurezza. Noi cittadini siamo diventati ostaggio di gente senza scrupoli che, ignorando leggi e regolamenti, ha deciso di sfidare il Comune e gli enti preposti alla sicurezza per ottenere quello che vuole con la prepotenza. Ci spaventa l’inerzia di chi dovrebbe intervenire ma non ne ha il coraggio».

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