"The latin dream", la storia di Fernando Sosa: da calciatore mancato a campione di salsa

Ex calciatore, ballerino di fama mondiale e adesso protagonista di un film. Fernando Sosa, nato in Uruguay nel 1977 ma a Milano da oltre 20 anni, nella vita non si è mai fatto mancare nulla.

Fernando Sosa

Fernando Sosa

Milano, 17 giugno 2017 - Ex calciatore, ballerino di fama mondiale e adesso protagonista di un film. Fernando Sosa, nato in Uruguay nel 1977 ma a Milano da oltre 20 anni, nella vita non si è mai fatto mancare nulla. Campione mondiale di salsa portoricana nel 2004, ha fondato a Milano un famoso gruppo di ballo, il «Tropical Gem». E a breve uscirà il film scritto e interpretato dallo stesso Sosa, “The Latin Dream”.

Fernando, c’è una persona a cui deve il successo?

«Non una, ma molte. Se penso al lato morale devo molto alla mia famiglia e a mia moglie. Non potrei mai dimenticare il primo maestro Alberto Valdes, i miei compagni di viaggio di “Tropical Gem”, che va avanti da 17 anni. Da soli non si arriva da nessuna parte. Nel mio gruppo ci sono ragazzi da 19 a 23 anni, c’è sempre ricambio generazionale. A parte la mia ballerina, si chiama Tatiana Bonaguro e balliamo assieme da 15 anni. Infine il mio socio, Tito Petronio, siamo inseparabili dal 2008, abbiamo locali, scuola e abbiamo fatto un film».

Cosa rappresenta la salsa?

«Uno stile di vita. Mi alzo la mattina e ballo, la sera prima di andare a dormire ballo. È vita a 360 gradi, non c’è età per ballare salsa, lo si può fare sempre».

Quando è arrivato in Italia?

«Nel 1993, arrivato come promessa del calcio uruguaiano. Ero considerato un talento e venni mandato in squadre dell’allora C1, oggi Lega Pro. Forse non avevo la testa per essere professionista».

E l’amore per il ballo?

«Mi è sempre piaciuto, ma non avrei mai pensato di arrivare così in alto. Dal 1995 è stata una scalata, ho deciso di fare sul serio con la salsa e ho studiato. La mia carriera professionale è iniziata nel ’97».

Ha girato il mondo?

«Sono stato in molti posti. Il soggiorno a Cuba è stato fondamentale, il primo viaggio di studio. Poi New York, Los Angeles, Portorico, ho girato tanto in 20 anni di carriera. Oggi tanti ballerini eccezionali sono in Europa, Milano è diventata una capitale mondiale della salsa. Prima non era così».

La soddisfazione maggiore?

«Il film “The Latin Dream”. Uscirà il 29 giugno nelle sale, l’anteprima è stata proiettata al Cinema Arcadia, emozione indescrivibile. Ho scritto il film, sono protagonista e coreografo. Il regista è Louis Medina, un grande. La storia è incentrata sul ballo, con lo scontro tra due mondi: la tecnica è bella da vedere, ma per vincere ci vuole cuore».

Azioni che non ripeterebbe?

«Sono molto felice anche delle mie scelte sbagliate. Grazie a quelle ho fatto cose migliori dopo».

Progetti per il futuro?

«Continuo a lavorare, finché non faccio “The Latin Dream 2”. Io non mi fermo.

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