GIAMBATTISTA ANASTASIO
Cronaca

Expo, dal satrapo Rognoni al sindaco Sala: la Piastra, un appalto che scotta

La gara più ricca di Expo finita sotto la lente dei giudici

L’albero della vita emblema di Expo

L’albero della vita emblema di Expo

Milano, 17 dicembre 2016 - L'appalto più danaroso dell’Esposizione Universale che, in barba alla narrazione straordinaria dell’«evento più pulito del mondo», affonda nel troppe volte rappresentato copione delle spartizioni tra interessi contrapposti, che si fa storia ordinaria, non fosse per l’esoticità dei soprannomi di alcuni suoi protagonisti: ricordate il Satrapo? Così era chiamato Antonio Rognoni, l’ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde, il braccio operativo della Regione nei pubblici appalti, finito in più inchieste, legate all’Expo e non. Inizia con lui la telenovela dell’appalto per la realizzazione della piastra del sito Expo, quella nella quale è appena finito pure Giuseppe Sala, costretto ad assentarsi temporaneamente dalla carica di sindaco perché indagato. Un passo alla volta, però.

Per lavori della «piastra» altro non s’intendeva che la posa di tutti gli impianti e le infrastrutture necessarie ad attrezzare il sito per poter ospitare i padiglioni dei Paesi partecipanti all’evento. L’importo iniziale della gara ammonta a 270 milioni di euro. Ma ad aggiudicarsi i lavori, a inizio agosto del 2012, sarà un raggruppamento guidato dalla «Mantovani Spa» con un ribasso del 42% sulla base d’asta. Un’aggiudicazione che, stando a quanto ricostruito dall’inchiesta della procura di Milano a marzo 2014, spiazza quasi tutti, soprattutto il Satrapo, testa d’ariete della Regione nell’affaire del 2015. Pare che quell’appalto fosse destinato ad altri, ad Impregilo e Pizzarotti. La certezza è che, coerentemente all’ipotesi della procura, a farsi sentire fu l’allora presendente della Regione, Roberto Formigoni, il primo a denunciare pubblicamente quel ribasso. Davvero anomalo. Peccato che lo stesso Rognoni dichiarerà poi ai magistrati che in quell’occasione fu fatta una graduatoria «senza verificare o esplicitare soglie di anomalia».

Coincidenza o no, dal momento della presa di posizione del Satrapo e dell’allora governatore, in fase di aggiudicazione definitiva dell’appalto, saranno imposte alla Mantovani «condizioni» così «peggiorative» da essere definite negli stessi ambienti di Infrastutture Lombarde, stando alle intercettazioni agli atti, «ricatti» ed «estorsioni». Unico contraltare a Rognoni è Angelo Paris, general manager di Expo Spa, che, sempre secondo quanto ricostruito dai pm, tenta almeno in una prima fase di contrastarne i tentativi per impedire l’affidamento alla Mantovani. Ma secondo i magistrati anche la condotta di Paris non può definirsi «irrepresensibile». Per la cronaca il general manager finirà agli arresti nell’ambito di un’altra inchiesta, quella legata alla presunta Cupola degli appalti del tandem Primo Greganti-Gianstefano Frigerio. E Sala? L’ex commissario Expo, oggi sindaco, entra in questa storia per le modalità con le quali nel 2012 sostituì un componente della commissione aggiudicatrice dell’appalto per la piastra. Il verbale col quale si è proceduto alla sostituzione dei commissari non idonei, secondo l’accusa, fu retrodatato per evitare che la gara fosse annullata e il cronoprogramma dell’Expo saltasse. «Falso ideologico e falso materiale», questo si contesta a Sala, adesso.

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