Aggressioni con l'acido, a gennaio la sentenza per Levato e Magnani

La dita fissata è quella del 13 gennaio

Martina Levato

Martina Levato

Milano, 21 dicembre 2015 - E' prevista per il prossimo 13 gennaio la sentenza a carico di Martina Levato e del bancario Andrea Magnani, presunto complice della "coppia diabolica", sotto processo a Milano con rito immediato per alcune aggressioni con l' acido messe a segno nel capoluogo lombardo negli ultimi mesi del 2014. Questa, da quanto si è saputo, è la data indicata dal gup Roberto Arnaldi e comunicata ai legali delle difese prima dell'udienza di oggi.

Bisognerà dunque aspettare il prossimo anno per sapere se saranno accolte le richieste di condanna presentate dal pm Marcello Musso, che ha chiesto 20 anni di carcere per Martina e 14 anni per il bancario Magnani. Proprio oggi, nel corso dell'udienza che si svolge a porte chiuse così come previsto per tutti i processi con rito abbreviato, sono previste le arringhe dei difensori dell'ex bocconiana, che non si è presentata in aula. Stando a quanto si è saputo, il suo difensore, avvocato Daniele Barelli, presenterà alcuni memoriali difensivi.

Nelle scorse udienze, Martina (già condannata a 14 anni per l'aggressione del 28 dicembre scorso contro Pietro Barbini e ora imputata per l'agguato ai danni dello studente Stefano Savi e per il tentativo di aggressione contro il fotografo Giuliano Carparelli), ha ammesso le sue responsabilità soltanto per l'episodio ai danni del fotografo, che riuscì a usare l'ombrello che aveva con sé per proteggersi dal liquido corrosivo che gli era stato scagliato addosso. L'ex studentessa, che ha sempre respinto ogni accusa relativa all'aggressione con Savi, risponde anche di calunnia ai danni di Antonio Margarito, il giovane pugliese che nel maggio 2014 aveva subito un tentativo di evirazione da parte dell'allora studentessa universitaria ma che venne denunciato da quest'ultima per violenza sessuale.

 

LEGALE: "NO PENA ALTA PER MARTINA" - A Martina Levato "non va inflitta una pena sproporzionata solo perché è lei e al termine di un processo sommario, soprattutto per colpa della fretta della Procura". È così che la difesa dell'ex bocconiana ha chiesto al gup Roberto Arnaldi nel processo abbreviato per le aggressioni con l' acido di condannare la ragazza per il solo episodio della tentata aggressione a Giuliano Carparelli. Per la difesa, tra l'altro, non sarebbero state fatte indagini approfondite nei confronti di un'altra persona per il blitz contro Stefano Savi.  In pratica, i difensori di Martina, gli avvocati Daniele Barelli e Alessandra Guarini, hanno chiesto al gup di assolvere l'ex studentessa da tutti i fatti contestati (l'aggressione a Stefano Savi del 2 novembre 2014 e la tentata evirazione di Antonio Margarito del maggio 2014) e dall'accusa principale, quella di associazione per delinquere, e di condannarla, ma ad una pena «proporzionata», per il solo caso Carparelli del 15 novembre 2014, per il quale è reo confessa. 

 

MEMORIA LEGALI DI MARTINA - Martina Levato era "come una bomba cui Boettcher ha tolto la spoletta". È in questo modo che i difensori della ex bocconiana, gli avvocati Daniele Barelli e Alessandra Guarini, descrivono alcuni momenti del rapporto tra la ragazza e il suo amante Alexander Boettcher, in una memoria depositata oggi nel processo con rito abbreviato per una serie di aggressioni con l' acido anche a carico del presunto complice Andrea Magnani. Nella parte conclusiva della memoria, arrivata sul tavolo del gup di Milano Roberto Arnaldi, i legali chiedono che la ragazza venga condannata a una pena proporzionata e per il solo episodio (il fallito blitz ai danni di Giuliano Carparelli) che lei dice di aver commesso. E invocano la concessione delle attenuanti generiche anche "per quello che si è impegnata a fare per un completo ravvedimento Martina Levato, l'unica tra gli imputati ad avere confessato le aggressioni a Barbini (che le è già costata una condanna a 14 anni, ndr) e Carparelli mostrando autentico pentimento per i gesti commessi". Oltre a ricostruire i fatti anche sulla base degli interrogatori di Martina, i difensori ricostruiscono il rapporto tra lei e Alex precisando che la stessa Martina «lo ha definito il responsabile morale dei crimini commessi», perché «Boettcher, incapace di gestire da adulto una situazione di difficoltà personale porta e spinge la Levato ai limiti di se stessa per cercare una soluzione al suo malessere». Per la difesa della ragazza "il grumo da sciogliere" nel processo è "capire se la Levato stia coprendo il suo amato o se stia dicendo la verità. E ancora, se le sue dichiarazioni siano indotte oppure no da Alexander". E per far questo bisogna, però, prendere atto che «"a storia sentimentale di Martina Levato e Alexander Boettcher non è un romanzo noir!" e che quello tra i due "è un amore malato". Martina, tuttavia, secondo la difesa, sui fatti "non ha mentito", mentre nel processo resta un "convitato di pietra", il presunto complice Magnani, il quale non è un collaboratore, a detta dei legali, ma anzi "un ammaestrato delatore".

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