Il cinghiale lascia i boschi e irrompe nel bar del paese. Una guardia ferita, abbattuto

Panico a Turbigo. Fallito il tentativo di sedarlo

Un cinghiale

Un cinghiale

Turbigo (Milano), 29 maggio 2017 - Con la polenta, in umido o alla cacciatora. Servito a colazione con un caffè bollente e delle fette di toast spalmate di marmellata, no a nessuno dev’essere mai capitato di gustare il cinghiale. Eppure è quello che stava per succedere ieri mattina a Turbigo, nell’estremo lembo nordoccidentale della provincia milanese. Quando un giovane esemplare di un anno e mezzo d’età ha deciso di regalarsi un diversivo, nelle prime ore dell’alba, abbandonando campi e boscaglie del Parco del Ticino per addentrarsi nel piccolo centro abitato. Andando prima a scorrazzare all’interno del vecchio municipio abbandonato. E fin qui nessuno s’era accorto della sua presenza. Scene degne di una vera e propria corrida si sono però materializzate subito dopo davanti agli occhi esterrefatti di qualche centinaio di persone, che nonostante l’ora – le sette e mezza del mattino – stavano già popolando la via principale del paese per una manifestazione programmata nel giorno festivo. Impaurito, e quindi aggressivo, il grosso mammifero ha seminato il panico. A fare a un certo punto da «esca», come il foulard rosso di un torero, ci ha pensato un cane. Il cinghiale gli è corso dietro fin all’interno del Caffè Italia.

Qui un'altra scena da panico: c’erano una quarantina di clienti in quel momento nel locale. Tazzine e bicchieri a terra e fuggi fuggi generale alla vista dell’animale. «Per fortuna il mio bar ha un cortile interno dotato di cancello dove il cinghiale ha finito la sua corsa – racconta la titolare del bar, Lucia Tapella – in 57 anni non avevo mai visto niente del genere». Nel cortile-prigione c’è rimasto chiuso dentro fino al primo pomeriggio, mentre carabinieri, vigili del fuoco, guardie ecologiche (una di loro è stata ferita a una mano nel tentativo di sedarlo) e polizia della Città metropolitana decidevano il da farsi. Alle due e mezza, il verdetto fatale: quello di abbatterlo. «Povera bestia, che fine che ha fatto – dice la barista –. Il guaio è che da queste parti siamo invasi da nutrie e cinghiali, che devastano i campi e portano malattie. Sono dappertutto». Prossimo film, una nutria in pizzeria?

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