"Stop a centri islamici con funzione di luoghi di culto"

L'assessore Beccalossi: "I sindaci hanno il potere di intervenire su quei centri culturali islamici che, di fatto, usano capannoni, magazzini, negozi e anche appartamenti per svolgere funzione di luogo di preghiera"

L'assessore lombardo Viviana Beccalossi

L'assessore lombardo Viviana Beccalossi

Milano, 20 febbraio 2017 - "Stop ai centri culturali islamici che svolgono a tutti gli effetti funzione di luogo di culto": il giro di vite è stato annunciato stamane da Viviana Beccalossi, assessore regionale al Territorio, Urbanistica, Difesa del suolo e Città metropolitana. Beccalossi he ha presentato in Giunta una Circolare esplicativa che consente ai Comuni di chiarire i dubbi che riguardano l'applicazione della Legge sui nuovi luoghi di culto "con l'obiettivo di rendere più sicuri i cittadini facendo ulteriore chiarezza sulle norme in vigore". Secono l'assessore regionale "da oggi i Comuni lombardi hanno uno strumento in più per fronteggiare quest'attività illegale o regolamentare la presenza di queste realta'". 

Con la nuova Circolare, si chiarisce in una nota, i Centri culturali nati dopo la Legge 2/2015, se prevedono nel loro statuto finalità religiose o, di fatto, svolgono regolarmente funzioni di luogo di preghiera, sono da equipararsi a tutti gli effetti a luoghi di culto. Per quelli, invece, già esistenti prima dell'entrata in vigore della stessa norma regionale, la possibilità di svolgere attività legate al culto è vincolata alla destinazione d'uso dell'edificio che ne ospita la sede che può essere concessa solo previa modifica del Pgt per inserire l'area nel piano delle attrezzature religiose. 

"In pratica - spiega Beccalossi - i sindaci hanno il potere di intervenire su quei centri culturali islamici che, di fatto, usano capannoni, magazzini, negozi e anche appartamenti per svolgere funzione di luogo di preghiera". "Ad agosto – prosegue - avevo scritto a tutti i sindaci per mappare la presenza di centri culturali islamici, moschee o scuole coraniche. Fra le 706 risposte ricevute, 80 situazioni devono essere approfondite perche' abbiamo avuto la conferma della presenza di luoghi di aggregazione di comunita' islamiche spesso in locali destinati ad altro scopo come magazzini, esercizi commerciali, e abitazioni private. Questi dati - prosegue Beccalossi - sono stati ritenuti 'molto interessanti' da tutte le Forze dell'Ordine e ci sono stati chiesti anche dall'ex prefetto di Milano, Alessandro Marangoni, a testimonianza della bontà e dell'utilità del nostro provvedimento che andava a supportare l'attenta azione di controllo che Carabinieri e Polizia svolgono quotidianamente". 

Fra le segnalazioni spicca, come caso emblematico, si spiega nella nota, quello di Castano Primo, in provincia di Milano, dove un centro culturale nato come tale si è presto rivelato una moschea. "Il sindaco - spiega Beccalossi - ci hanno segnalato questo caso. E noi gli abbiamo dato gli strumenti urbanistici per capire come regolamentarlo". Altri episodi del genere, si spiega, si sono verificati "anche a Sesto San Giovanni, dove addirittura esiste, unica nel suo genere, una moschea 'provvisoria'; a San Donato Milanese o a Costa Masnaga nel lecchese". 

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