Lambrate, aggredita da pendolare: insulti e spinte alla capotreno

Sale tensione: capotreno, spintonata e buttata a terra lungo il corridoio di un convoglio

Problemi  alle porte e passeggeri intrappolati sul treno

Problemi alle porte e passeggeri intrappolati sul treno

Milano, 3 febbraio 2018 - Sale tensione dei pendolari. Passeggeri sempre più nervosi per i disagi. E ieri ne ha fatto le spese una capotreno, spintonata e buttata a terra lungo il corridoio di un convoglio. Stazione di Lambrate, il treno diretto a Verona delle 17.25 arriva con un quarto d’ora di ritardo. Qualcosa non va per il verso giusto, il mezzo resterà fermo per un’ora. Motivo: probabilmente un malfunzionamento alle porte, che faticano a chiudersi. Dopo parecchi minuti di attesa, alcuni viaggiatori scendono in banchina, lamentando la mancanza di avvisi da parte del personale. Invece, secondo quanto confermato da Trenord, a un certo punto la capotreno passa per i vagoni per comunicare ai passeggeri che il guasto è in via di soluzione e che il treno ripartirà a breve. Peccato che sulla sua strada incontri un viaggiatore violento, che la spinge facendole perdere l’equilibrio. La donna è intontita e spaventata per l’improvvisa aggressione, ma riesce comunque a rialzarsi e a dare il segnale convenzionale per la ripartenza, con 70 minuti di ritardo; segnale non colto da alcuni dei pendolari scesi in banchina, che restano a piedi, inferociti. Stando a quanto risulta, la capotreno ha atteso di arrivare a destinazione prima di recarsi in ospedale per farsi visitare.

In mattinata si era invece rischiata una sommossa da parte di una ventina di pendolari in viaggio all’ora di punta su un treno della linea Seveso-Milano: alcuni dei viaggiatori diretti ad Affori non sono riusciti a scendere dal convoglio a causa di alcune porte automatiche fuori uso. Ed è scattata la protesta. «Siamo rimasti bloccati perché nel tempo che abbiamo impiegato a raggiungere le porte attive, gli operatori hanno chiuso e rimesso in moto il treno – racconta una donna –. Abbiamo anche utilizzato il telefono interno chiedendo di riaprire perché c’erano più di 20 persone bloccate, ma i macchinisti ci hanno negato questa possibilità». «Ci è stato detto di scendere alla fermata successiva per avere spiegazioni dal capotreno, ma una volta arrivati in Bovisa, non si è visto nessuno – prosegue la donna –. In compenso, una volta scesi, hanno chiuso le porte del treno col rischio di lasciarci a piedi, alcuni passeggeri hanno dovuto tenerle aperte per consentirci di risalire, col rischio di rimanere incastrati. Una volta arrivati a Cadorna, abbiamo cercato di avere ragione di questi disagi, ma ci hanno liquidati dicendo di fare un reclamo via Pec. Tutte le persone coinvolte sono utenti abituali. Io sono abbonata da anni, non capisco perché dobbiamo essere trattati così con sufficienza, anche in un momento in cui sanno bene di essere sotto i riflettori».

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro