La ballerina investita saluta la Scala: "La amo, ma me ne torno a Mosca"

Sta bene la russa Antonina Chapkina. "Mi manca il maestro Vaziev" di NICOLA PALMA

Antonina Chapkina, 26 anni, alla Scala con Claudio Coviello

Antonina Chapkina, 26 anni, alla Scala con Claudio Coviello

Milano, 10 aprile 2016 - Si vede che Antonina Chapkina non è una paziente come le altre. Tutti, al reparto di Neurochirurgia dell’ospedale Niguarda, conoscono il numero della sua stanza. E davanti al letto ormai si è accumulata una tale mole di cibo da sfamare un esercito. Lei, magrina com’è e per di più indebolita e stordita dalla botta presa, non ce la farà mai a smaltire quattro confezioni di bresaola, due mozzarelle, more, cioccolata, yogurt e succhi di frutta in quantità industriale. Sta bene la ballerina della Scala investita lunedì mattina dal tram 5 in piazza Duca d’Aosta: ha l’occhio sinistro tumefatto, qualche graffio sulla guancia e il segno di una medicazione sul capo. «Ma braccia e gambe sono a postissimo – rassicura –. Martedì o mercoledì dovrei uscire: non vedo l’ora che succeda». Non ci sarà neppure bisogno di operazioni chirurgiche per ricomporre le fratture al massiccio facciale, come si era ipotizzato qualche giorno fa: «No no, tutto a posto. Sono ancora frastornata, però: quando giro la testa da una parte all’altra, è come se perdessi l’equilibrio». Di tempi di recupero non se ne parla, anche perché la ventiseienne, considerata uno degli astri nascenti della danza classica internazionale, ha tutt’altri pensieri. Quello principale: «Voglio tornare a casa». Cioè a Mosca. Dove ci sono i genitori (la madre è ancora in attesa del visto per venire a Milano) e il fratellino. E non solo. In Russia per amore, par di capire: «Mi manca tanto il maestro Makhar Vaziev», l’ex direttore del Corpo di ballo appena trasferitosi dal Piermarini al Bolshoi. E in effetti sembra che tra i due, assicurano i ben informati in via Filodrammatici, ci sia ben più di una reciproca stima professionale (fu proprio l’ex étoile a portarla a Milano nel 2011).

Antonina, si ricorda qualcosa dell’incidente di lunedì mattina?

«No, quasi nulla. Ricordo solo che avevo appena finito di parlare con Makhar o con mia mamma e che stavo cercando di chiamare qualcun altro senza avere risposta. Quel giorno non lavoravo e stavo andando in Questura per il permesso di soggiorno».

Quindi aveva la testa bassa sul cellulare?

«Probabilmente sì, e consiglio a tutti di non farlo: può essere pericolosissimo. Poi mi sono ritrovata in un letto d’ospedale».

Quali sono le sue condizioni di salute?

«Sono ancora un po’ intontita, ma sto bene. Qui i medici sono stati bravissimi con me. Qualche giorno fa, mi sono solo lamentata un po’ per una flebo: non mi dava alcun beneficio e in più mi aveva fatto un braccio così, alla fine me l’hanno levata. Mi hanno detto che martedì o mercoledì potrei essere dimessa: non vedo l’ora».

Voglia di tornare a ballare sulle punte?

«No, tanta voglia di tornare a casa».

A Mosca.

«Sì. Amo moltissimo Milano e la Scala, ma credo sia arrivato il momento di andare via. Apprezzo tanto Mauro (Bigonzetti, il nuovo direttore del Corpo di ballo, ndr), tuttavia è arrivato il momento di cambiare: mi immagino a lavorare negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Francia e in Germania. Non si può stare troppo tempo in un posto, specie alla mia età. Ci penso da un po’, e quello che è successo lo vivo quasi come un segno del destino».

E magari sogna pure il Bolshoi, lì dov’è cresciuta e dove ora c’è proprio Vaziev.

«Mah, mi basta tornare da Vaziev. Anche senza Bolshoi... E un giorno mi piacerebbe esibirmi ancora alla Scala col mio bagaglio di conoscenze acquisite in giro per il mondo».

Buona fortuna, allora.

«Grazie».

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