Aggressione in Centrale, Hosni rivendica la fede islamica. I video sull'Isis? "Curiosità"

Interrogato per oltre due ore. Per gli inquirenti poteva essere un "terrorista in maturazione" - Espulso tunisino detenuto per violenza sessuale e spaccio: aveva legami con Hosni

Hosni dopo l'interrogatorio in Procura

Hosni dopo l'interrogatorio in Procura

Milano, 26 maggio 2017 - Avrebbe rivendicato la sua fede islamica raccontando che prega ed è praticante, a differenza di quanto aveva riferito al suo legale nei giorni scorsi, Ismail Tommaso Hosni, il 20enne che otto giorni fa ha ferito a coltellate due militari e un agente alla stazione Centrale di Milano. Interrogato dai pm in Procura, il giovane ha continuato a dire di non ricordare gli istanti dell'aggressione e avrebbe risposto con tanti "non ricordo" e non facendo nomi a domande puntuali su suoi contatti per la  radicalizzazione sul web. L'uomo non avrebbe però chiarito se nell'ultimo periodo ha frequentato una moschea e quale. 

Barba lunga, capelli rasati, accompagnato dagli agenti di polizia penitenziaria, nelle oltre due ore di interrogatorio Hosni è stato sentito dal capo del pool dell'antiterrorismo milanese, Alberto Nobili  e da Alessandro Gobbis, anche lui dell'antiterrorismo, e dalla collega Maura Ripamonti titolare dell'altro filone di indagine per cui è stato disposto il carcere e che lo vede accusato di tentato omicidio e resistenza a pubblico ufficiale in relazione all'aggressione. Nell'ufficio, oltre al legale del giovane, l'avvocato Giuseppina Regina, anche la dirigente della sezione antiterrorismo della Digos, Cristina Villa. 

Gli inquirenti hanno cercato di capire se il ragazzo fosse andato in stazione Centrale per compiere un atto violento, anche perché hanno sempre ritenuto sproporzionata la sua reazione al controllo. Hosni si aggirava nel mezzanino della stazione con il cappuccio tirato sulla testa, la barba lunga e le mani nelle tasche della felpa dove teneva nascosti due coltelli. Su questi aspetti il giovane ha continuato a ribadire la versione esposta davanti al gip nei giorni scorsi. Al giudice aveva detto: "I coltelli li ho rubati in un supermercato per difendermi, perché sono sempre solo e in stazione c'erano persone che volevano farmi del male, ma non ricordo nulla dell'aggressione, anche perché quel giorno come altri giorni avevo assunto cocaina". La versione di Hosni, che si sarebbe dimostrato reticente su varie contestazioni, non ha convinto.

Il giovane ha continuato a sostenere che i video postati nei giorni scorsi e inneggianti all'Isis sulla sua pagina Facebook erano frutto di "curiosità", e sempre per curiosità avrebbe frequentato siti radicali. A domande specifiche su profili di radicalizzazione via web e sui suoi contatti specifici, tuttavia, il giovane non avrebbe dato risposte convincenti. Hosni non avrebbe parlato neanche di un amico libico che in passato era stato arrestato con lui per  droga e che potrebbe averlo aiutato nella radicalizzazione. L'impressione di inquirenti e investigatori è che Hosni, ragazzo dalla vita sbandata, potesse essere una sorta di terrorista "in maturazione" sul quale determinate idee dell'Isis potevano fare presa.

 

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