Brera, il nuovo direttore Bradburne: "Una sfida entusiasmante, sono fiero di affrontarla"

Tra i venti neo direttori dei principali musei italiani, selezionati a partire da 1.200 curriculum, James Bradburne arriva alla Pinacoteca di Brera dopo essersi fatto apprezzare alla Fondazione Palazzo Strozzi di Firenze di Anna Mangiarotti

 James Bradburne

James Bradburne

Milano, 19 agosto 2015 - Tra i venti neo direttori dei principali musei italiani, selezionati a partire da 1.200 curriculum, James Bradburne arriva alla Pinacoteca di Brera dopo essersi fatto apprezzare alla Fondazione Palazzo Strozzi di Firenze. E una milanese come Ilaria Borletti, sottosegretario del Ministero dei Beni Culturali e del Turismo, plaude alla nomina «svolta positiva nella tormentata storia del progetto della Grande Brera. Come storico dell’arte saprà raccogliere i tanti semi piantati da chi l’ha preceduto. E come ha dimostrato nel suo percorso professionale darà un contributo forte alla valorizzazione di una delle più importanti raccolte di opere d’arte del Paese». Quali capolavori affascinano di più il professor Bradburne? Glielo chiediamo direttamente. Lui non vuole esprimere preferenze, eppure insistiamo... «Tutta la collezione è una meraviglia. Certo, non si può non citare Raffaello, Piero della Francesca, Mantegna...».

Storicamente la Pinacoteca nasce come struttura di servizio per l’Accademia. Si è molto discusso sull’estromissione degli studenti per realizzare la Grande Brera. Può già dichiarare per quale soluzione propende? «Ho letto che esistono diverse posizioni, ma devo documentarmi e ascoltare molti più pareri prima di formulare la mia analisi».  

In una città che non ha una vocazione turistica come Firenze, cosa rappresenta un museo? «Una grande opportunità! Possiamo immaginare di coinvolgere innanzitutto, pienamente, i cittadini milanesi, con tante collaborazioni, eventi, attività».  

Il direttore uscente Sandrina Bandera denuncia il problema della pesantezza burocratica. Come lo affronterà? «Secondo me la decisione di rendere la Pinacoteca di Brera un museo autonomo è già un enorme passo avanti. In tanti aspetti, la sfida della Brera assomiglia a quella di Palazzo Strozzi, diversi istituti, diversi pubblici, diverse funzioni. La sfida è proprio rendere il tutto coerente e armonico».

Per l’unicità di Brera è stata richiesta la dichiarazione di sito Unesco, meritatamente? «Certo che merita questo riconoscimento! E non mancano le opportunità per creare nuovi valori e nuovi legami col settore privato».

Tutte le sue mostre a Palazzo Strozzi avevano speciali didascalie per famiglie e bambini. Anche “Denaro e Bellezza. I banchieri, Botticelli e il rogo delle vanità” nel 2012 introduceva i giovani visitatori in modo divertente nel mondo dei soldi. Dunque, parliamo d’investimenti... «Basilare e imprescindibile è proprio quello sui giovani. Il più redditizio, si ripaga nelle generazioni successive».

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