Elezioni, centrodestra in stallo: vertice FI-Lega-FdI. Ma il candidato non c’è

Incontro tra Berlusconi, Salvini e la Meloni di M.MIN.

Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini

Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini

Milano, 1 febbraio 2016 - Il derby e la politica. La domenica di Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, milanisti doc, è ruotata intorno alla stracittadina e al toto-candidati sindaci. Il leader di Forza Italia e il segretario della Lega si sono visti prima nella tribuna vip dello stadio di San Siro per assistere alla partita contro l’Inter e poi hanno continuato la serata in un ristorante milanese per confrontarsi sui candidati primi cittadini da schierare alle elezioni comunali. Con loro c’era anche la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni (romana e romanista, poco interessata al derby rossonerazzurro). Sul tavolo, naturalmente, tutti i possibili nomi per le sfide amministrative del prossimo giugno. I casi più spinosi? Roma e Bologna. Azzurri, lumbard e fratelli d’Italia non hanno ancora trovato una quadra. E Milano? «Siamo in alto mare», continuano a ripetere i vertici locali dei tre partiti del centrodestra.

Il candidato sindaco per la sfida di Palazzo Marino ancora non c’è. Berlusconi e Salvini aspettano l’esito delle primarie del centrosinistra, in programma sabato e domenica prossima, prima di accelerare. Se il candidato sindaco targato Pd sarà Giuseppe Sala, il commissario Expo vicino al premier e leader democratico Matteo Renzi, la strada per il centrodestra sarà in salita. Sì, perché Sala è stato city manager della Moratti e può cavalcare l’onda lunga del successo dell’Esposizione universale milanese. Complicato trovare un manager vicino al centrodestra pronto a sfidare Sala alle Comunali. Berlusconi ci ha provato con Stefano Parisi, già direttore generale del Comune ai tempi del sindaco Gabriele Albertini, ora presidente di Chili Tv, uno dei primi canali dell’Internet tv.

Ma Parisi, impegnatissimo nella sua ultima avventura imprenditoriale, non sembra avere alcuna intenzione di scendere in campo per la battaglia di Palazzo Marino. Dopo il 7 febbraio, in ogni caso, il quadro sarà più chiaro. Se il vincitore delle primarie sarà Sala, il centrodestra potrebbe studiare un piano per limitare i danni. Lo stesso Sala è coinvinto che in quel caso i partiti del centrodestra potrebbero schierare Alessandro Sallusti, il direttore del Giornale che un sondaggio di qualche settimana fa dà staccato dal manager Expo. Nel caso in cui il vincitore della competizione del centrosinistra fosse la vicesindaco Francesca Balzani o l’assessore Pierfrancesco Majorino, invece, Berlusconi, Salvini e Meloni sono convinti di potersi giocare la partita e provare a riconquistare Palazzo Marino.

L’ala moderata di FI e Lega, intanto, continua a lavorare per la candidatura di Maurizio Lupi, il capogruppo del Ncd alla Camera, ex assessore comunale durante l’era Albertini. Gli azzurri Giovanni Toti e Mariastella Gelmini e il governatore lombardo e lumbard Roberto Maroni sostengono che Lupi ha il profilo politico giusto per competere in una città come Milano. La candidatura di Lupi, però, resta complicata. Sul suo nome, infatti, pesa ancora come un macigno il veto di Salvini. Il segretario del Carroccio ripete da mesi che non appoggerà mai un candidato dello stesso partito del detestato ministro dell’Interno Angelino Alfano. Che fare, allora? L’ex vicesindaco, ora consigliere comunale di FdI Riccardo De Corato prova a dare una scossa al centrodestra: «Perché non facciamo le primarie? Potrebbero essere la soluzione decisiva in tutte le città in cui si va al voto». La Meloni è favorevolissima alle primarie. Peccato che Berlusconi e Salvini la pensino diversamente.

di M.MIN. 

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