LIBRI A CONFRONTO DI ANTONIO CALABRO' L'anima degli Usa pagina dopo pagina

Nel cuore di tenebra dell’America. Si può scavare nella sua storia o leggerne le pagine di scabrosa attualità.

Libri a confronto di Antonio Calabrò

Libri a confronto di Antonio Calabrò

Nel cuore di tenebra dell’America. Si può scavare nella sua storia o leggerne le pagine di scabrosa attualità. E si troverà sempre quell’impasto originalissimo di libertà e violenza, spirito d’avventura e brama di conquista, democrazia densa di valori sociali e individualismo che da gran tempo connota l’anima degli Usa, la sua letteratura, il suo cinema. E che continua a ripetersi, innervando buoni romanzi, robuste cronache. Una riprova sta nelle pagine de “Il Figlio” di Philipp Meyer, Einaudi. Saga familiare dei McCullough, grandi allevatori e poi ricchi petrolieri, nel Texas tra Ottocento e Novecento, da Eli, il fondatore, rapito da bambino dai Comanche e diventato adulto tra loro (apprezzandone riti e umanità) e poi colonnello della Guerra Civile e rapace e violento patron di terre e bestiame all’ultima erede, Jeanne, imprenditrice sempre dispotica e potente. In mezzo, generazioni di figli tormentati (Peter, la terza voce, dolente, del libro) o protervi, affari, conquiste, sparatorie, illusioni e manifestazioni di cinico realismo. Non è la Storia d’America, ma comunque una grande storia. Di caratteri forti e feriti. Costretti, alla fine, a fare i conti con il passato. Vincere, nella vita, non basta a sconfiggere i fantasmi.

Cosa vuol dire, poi, “vincere”? C’è un’altalena di successi e sconfitte, sino al dramma dell’epilogo, in “Tutti gli uomini del re” di Robert Penn Warren, premio Pulitzer nel 1947, “il miglior romanzo politico americano del Novecento”, fonte d’ispirazione di gran bei film di Hollywood e adesso ripubblicato, in Italia, da Feltrinelli. Il protagonista è Willy Talos, una brillante carriera da ragazzo di povera famiglia contadina a potente Governatore d’uno stato del Sud. Il narratore è Jack Burden, ambiente aristocratico, carattere incerto, sedotto dal populismo e dal vitalismo conquistatore di Talos, fino a diventarne stretto collaboratore e complice, anche a costo di entrare in conflitto con i parenti e gli amici più cari. In mezzo, la politica, la corruzione, gli affari, la legge piegata a “un male da cui nasce il bene”, le fragili ragazze dai capelli biondi e le spalle tornite, l’oscurità in cui affondano le radici certe ricchezze.  E oggi? Alcuni caratteri della società Usa si ripetono: il tentativo della giustizia che declina in disillusione, l’implacabilità del dominio violento. Come racconta “Slow Motion Riot” di Peter Blauner, per Il Saggiatore. New York, Dipartimento per la libertà vigilata, ufficio di Steven Blaum, poliziotto di famiglia ebraica, “liberal” nutrito di buone intenzioni per il riscatto dei suoi assistiti. Di fronte a lui, Darryl King, diciottenne, nero, figlio del degrado metropolitano, spacciatore in cerca di nuovi orizzonti di potere e d’affari. Il ritmo è quello del cinema noir, la speranza di riscatto è una chimera. E sono livide, le periferie, buie, piovose. Parenti dell’inferno. Tutta qui, l’America? Naturalmente no. È un universo composito, in cui s’intravvedono anche speranze e civiltà.  Come testimonia John Jeremiah Sullivan in “Americani”, Sellerio, un viaggio attraverso le storie di gente comune della provincia Usa e di rockstar come Michael Jackson e Axl Rose dei Guns N Roses. Reportage inconsueto, vivace, sincero. La memoria cupa dell’America può perfino fare spazio a un orizzonte ampio, a un sorriso.

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