Operaio morto a Trezzano, la Fiom denuncia: il clima è esasperato

Tragedia nella ditta di Trezzano Rosa, dove mercoledì ha perso la vita il 28enne Antonino Capuano

Antonino Capuano

Antonino Capuano

Trezzano Rosa (Milano), 27 maggio 2016 - Ancora sotto choc, eppure il direttore dello stabilimento De Lucchi, Davide Invernizzi, non ha esitato a «spronarli»: «Se non scaricate subito quei camion, contatto la cooperativa e vi faccio sostituire». Un messaggio per tre giovani operai, a chiamata. Nella fabbrica della tragedia, la zincheria di Trezzano Rosa dove mercoledì una trave di due tonnellate ha spaccato la testa a un altro precario, il 28enne Antonino Capuano, c’è poco spazio per la pietà. A riferire l’episodio è Valter Albani della Fiom-Cgil, dalle prime ore del mattino nel capannone in parte dissequestrato, ma dove non si è lavorato ieri, «nonostante le sollecitazioni», aggiunge amareggiato il sindacalista, per lo sciopero di otto ore proclamato «in onore del collega e per richiamare l’attenzione della proprietà sulla sicurezza». Ore di tensione, dopo una notte insonne e l’abbraccio straziante con la famiglia del giovane manovale che non c’è più. «Una vita spezzata e si poteva evitare» per Fiom e Fim che sventolano 18 mesi di segnalazioni via mail di pericolo ai vertici aziendali.

«Dicevano che eravamo visionari», ancora Albani e Andrea Ricci della Fim-Cisl Milano. Parlano del clima difficile che si respirava in reparto. «L’azienda ha appena dato dato disdetta unilterale dei benefit come i buoni pasto non previsti dal contratto, ma che da sempre riconosceva ai dipendenti. Dicevano che i soldi risparmiati sarebbero serviti per gli investimenti. Ma è troppo tardi: siamo qui a piangere un altro morto sul lavoro». «Le cose, però, adesso devono cambiare«. A Verdello, nella Bergamasca, dove Antonino abitava con i genitori e una sorella, le finestre sono sbarrate.

Un silenzio irreale è sceso su tutto e tutti. Nessuno ha la forza di aprire bocca. Quando le tute blu si presentano alla porta di casa c’è spazio solo per un abbraccio inondato di lacrime. Operai e parenti non si conoscevano, ma provano a consolarsi a vicenda, consci dell’immensa perdita. Il giorno del funerale, non ancora fissato, ci sarà un altro sciopero. Gustavo Bisol, patron della De Lucchi e del Gruppo che porta il suo nome, imprenditore del Nord-Est arrivato dal Veneto di corsa quando ha saputo del ragazzo, fa sapere che vorrebbe partecipare. E così pure l’amministrazione che ieri ha porto il proprio cordoglio ai genitori. «Non riusciamo a darci pace per quel che è successo», dice Adelio Limonta, consigliere, ex sindaco, ex direttore della Star. Un uomo d’azienda che ha fatto della flessibilità una bandiera, «ma non a questo prezzo». «E’ un colpo durissimo per tutti, per la famiglia innanzitutto, a cui ci stringiamo idealmente in un momento così difficile. E anche per l’impresa, sono tramortiti». Antonino al mare, Antonino in un locale. Istantanee di una vita troppo breve, finita nel peggiore dei modi: in reparto, mentre «cercava di guadagnare quattro soldi - dice Ricci – nella speranza di conquistare, prima o poi, un posto fisso».