Lombardia, prima regione in corruzione: il crimine scommette sul “green”

Lombardia ha fatto registrare 31 indagini, 325 arresti e 126 denunce. Subito a ruota ci sono regioni come la Sicilia e la Campania di Dario Crippa

Mappa dell'Ecomafia

Mappa dell'Ecomafia

Milano, 22 settembre 2015 - O sono bravi gli investigatori, oppure sono corrotti, profondamente corrotti, vasti settori del mondo imprenditoriale e politico lombardo. O forse, tutte e due le cose. È davvero inquietante scoprire come la Lombardia sia la prima regione in Italia dove il fenomeno corruttivo si è diffuso. Lo raccontano i dati sulla cosiddetta “Green Corruption” snocciolati da Legambiente. I numeri parlano chiaro: la Lombardia ha fatto registrare infatti 31 indagini, 325 arresti e 126 denunce. Subito a ruota ci sono regioni come la Sicilia e la Campania. 

Legambiente chiama il fenomeno con il nome molto evocativo di “Tangentopoli 2.0” e sottolinea come la criminalità, organizzata e non, scommetta ormai soprattutto sull’Ecomafia e sull’ambienteLe mazzette sono all’opera soprattutto nel settore degli appalti pubblici, con la Guardia di finanza che nel 2014 ha compiuto 210 operazioni mirate chirurgicamente sui meccanismi di assegnazione degli appalti pubblici, denunciando 933 persone e accertando un valore di quasi due miliardi di risorse pubbliche finite nelle mani sbagliate grazie alla corruzione. Con un dato in particolare che fa sobbalzare sulla sedia: secondo le Fiamme gialle, in base alle loro indagini circa 1/3 degli appalti monitorati sono risultati irregolari.

L’Anac (Autorità nazionale anticorruzione) ha messo il dito ulteriormente nella piaga, facendo osservare - per bocca anche del suo presidente Raffaele Cantone - come nelle procedure di assegnazione degli appalti pubblici circa il 60 per cento venga affidato senza alcun bando pubblico, con i Comuni che preferiscono di gran lunga l’affidamento diretto dei lavori. Un sistema senza dubbio più comodo, più veloce ma purtroppo anche più permeabile alla corruzione. Spiega ancora l’Anac: se l’affidamento diretto dei lavori è scelto da sei Comuni su dieci, addirittura la metà arriva all’80 per cento, con incrementi negli ultimi quattro anni superiori anche al 50 per cento, con «procedure meno garantite e più esposte agli illeciti».

Nel quadro generale, sono stati accertati in Italia 29.293 reati per un giro d’affari di 22 miliardi di euro. Aumentano le infrazioni nel settore dei rifiuti (+26 per cento) e del cemento (+4 per cento). Numeri eclatanti anche nel settore dell’agroalimentare (4,3 miliardi di euro di fatturato) e nel racket degli animali (7.846 reati). Da tenere sott’occhio i cosiddetti professionisti dell’ecomafia (324 i clan monitorati ad oggi). Con il trafficante di rifiuti che costruisce sovente una macchina perfettamente oliata che vede ciascuno fare la propria parte: dal trasportatore agli industriali, dai tecnici agli intermediari alle istituzioni, con gli utilizzatori finali - ultimo anello della catena - che sotterrano i rifiuti nelle cave clandestine, dismesse o nei terreni agricoli. Nel 2008 proprio in Brianza era stato scoperto dalla Polizia provinciale di Milano un traffico che vedeva, sotto l’egida della ’ndrangheta, un esercito di operai clandestini che di notte sotterrava migliaia di tonnellate di rifiuti edili, anche pericolosi, in alcuni campi della Brianza. La chiamarono la Gomorra brianzola. E ancora in Brianza non sono stati in grado di trovare i soldi per andare a bonificare i terreni contaminati.

dario.crippa@ilgiorno.net