La centrale di Caorso fa ancora paura: "L’uranio non torni"

Il 26 aprile 1986 avvenne il disastro di Chernobyl. A 30 anni di distanza l'allarme del sindaco di Caselle Landi e del vice di Castelnuovo Bocca d'Adda

Viene caldeggiata la dismissione della centrale nucleare

Viene caldeggiata la dismissione della centrale nucleare

Caorso, 26 aprile 2016 - Dismissione della centrale di Caorso, i sindaci del territorio ne caldeggiano un’accelerazione. Ieri, 26 aprile 2016, sono trascorsi trent’anni dal più grande disastro nucleare della storia avvenuto nell’impianto nucleare di Chernobyl. Un drammatico incidente capitato durante l’esecuzione di un test di simulazione di guasto al sistema di raffreddamento del reattore numero 4. Greenpeace ha stimato fino a 6 milioni di decessi su scala mondiale, contando tutti i tipi di tumori, riconducibili al disastro. Roberta Battaglia, attuale sindaco di Caorso, città confinante con il Basso Lodigiano dove una centrale nucleare è stata realizzata nel 1977 ed è rimasta operativa dal dicembre 1981 all’ottobre 1986, spiega che "il materiale irraggiato locale è già stato spostato in Francia da qualche anno mentre una parte di materiali è stata spostato in Slovenia per essere riprocessato. Ma noi, che abbiamo prodotto anche un apposito ordine del giorno sulla questione, non vogliamo essere deposito temporaneo per 100 anni, per questo caldeggiamo sia individuato presto un deposito nazionale per accorciare i tempi di un lungo procedimento e dismettere definitivamente il sito. Tra l’altro siamo anche area non idonea ad ospitare simili impianti perché a rischio idrogeologico".

Il sindaco di Caselle Landi Luigi Bianchi, località che dista due chiloemtri e mezzo da “Arturo”, ricorda "quando, 30 anni fa, chi gestiva la struttura ha girato nei nostri paesi per organizzare esercitazioni e farci stare pronti in caso di emergenza ma, per fortuna, questo non è mai servito. Conviviamo quindi da sempre con la realtà di Caorso, consapevoli e convinti della bontà di chi ci opera ma, anche oggi, ribadiamo che questa attenzione alla sicurezza e il presidio costante dell’area, sempre dimostrato, non dovranno venire meno". Poi l’auspicio «le ultime normative hanno portato il sito a trovarsi nella situazione attuale e ora più che mai ci si domanda cosa succederà in futuro perché sarebbe bello essere coinvolti, non rimanere semplici spettatori del cambiamento. "Occorre quindi riflettere – conclude – per capire cosa dovrebbe verificarsi nell’area oltre che seguire, per quanto possibile, informando anche i cittadini, gli sviluppi della sua dismissione". Il vicesindaco di Castelnuovo Bocca D’Adda Antonio Colombi evidenzia di "aver vissuto tutta la storia da Chernobyl in avanti perché allora ero già in municipio". "Il 3 maggio portiamo in Consiglio un ordine del giorno proposto dal Comune di Caorso perché siamo entrambi siamo preoccupati per la permanenza delle scorie radioattive – aggiunge –. I Governi non hanno mai deciso dove individuare un sito nazionale per stiparle. E adesso pare che le barre di uranio trattate in Francia debbano tornare e sostare a Caorso in un capannone in attesa dell’individuazione di un sito nazionale. Tra l’altro gli esperti hanno segnalato 10 requisiti per stabilire l’idoneità di un paese ad ospitare realtà simili e a Caorso gliene mancano 8".