Nerviano, abbandono e muri imbrattati: santuario nel degrado

Nerviano, la protesta della gente: una vergogna vedere così il santuario della Madonna di Dio il Sà. E' un luogo storico che va preservato

Graffiti sul muro della chiesa

Graffiti sul muro della chiesa

Nerviano (Milano), 31 agosto 2016 - Bella, antica, romantica e persino celata da alcuni misteri. È una chiesetta tanto amata sull’intero territorio, ma che appare ora sempre più consegnata al degrado e ai vandali, quella che si erge ai confini tra Parabiago e Nerviano. Si tratta del santuario della Madonna di Dio il Sà, un luogo di culto dipendente dalla parrocchia nervianese di Maria Madre della Chiesa. In passato la sua realizzazione fu attribuita a Donato Bramante ma in tempi più recenti le viene data invece la paternità di un allievo bramantesco, probabilmente Giacomo Lampugnano che dirisse i lavori della Basilica di San Magno a Legnano. Al di là di chi la costruì in un’epoca a cavallo tra i secoli XV e XVI, quel che è certo è che la sua bellezza, in mancanza di un’adeguata riqualificazione, rischia ora di scomparire.

A lanciare l’allarme sono stati alcuni lettori: «Se non si interviene al più presto, il rischio è che la situazione sfugga di mano. Sarebbe davvero una vergogna perché stiano parlando di un monumento religioso ricco di affreschi, incisioni, statue e balaustre in marmo donate nel 1676 dal feudatario di Parabiago, Camillo Castelli». Lo storico santuario è ora alla mercé dell’incuria e dell’abbandono. Non sta andando in rovina ma la struttura appare in diverse linee architettoniche molto compromessa. I segni del degrado sono visibili tanto nelle facciate esterne in mattoni che nel bel portico adornato dalle due statue in gesso del 1672 di Sant’Antonio e San Cristoforo, che ricordano i modelli stilistici consueti di quel periodo e alle quali si aggiungono quelle interne di San Giacomo, San Filippo, Sant’Ambrogio e San Carlo. Anche il piccolo campanile (ricostruito nel 1913) non versa in buone condizioni di conservazione. «Preferisco non dire nulla in merito - ha dichiarato don Marco - e aspettare che lo faccia il prevosto quando torna dal suo viaggio».

Chi invece ha accettato di commentare è il sindaco Massimo Cozzi: «È un pezzo di storia per i nervianesi. Ancora oggi molti si recano lì a messa. Pur non avendo competenze dirette, auspichiamo una sua valorizzazione. Storia e fede sono valori più che mai attuali». Stesse immagini desolanti fanno bella mostra sul fianco sinistro, i cui muri sono stati completamente imbrattati dai vandali con ghirigori senza senso e sgorbi. Qui c’è il piccolo cimitero detto lazzaretto in ricordo della peste di San Carlo (1576 - 1577), durante la quale assunse tale funzione. Tra le sterpaglie interne al cortiletto sono visibili alcune lapidi, abbandonate anch’esse al degrado. Da ricordare, infine, il vero gioiello d’arte della chiesa, ovvero il polittico (attribuito alla scuola del Luini) che sormonta l’altare. Non mancano poi varie incisioni: una è in ricordo della sepoltura di Carlo Nebuloni, agrimensore di Villastanza, che aveva donato alla chiesa vari appezzamenti di terreno.