Violentò una bimba: cinque anni al patrigno

Già giudicato colpevole nel 2013 ma la sentenza era stata annullata per un vizio procedurale

Abusi su minori

Abusi su minori

Lecco, 10 maggio 2016 - Cinque anni e un mese di reclusione. É la pena inflitta nella giornata odierna dal collegio presieduto dal giudice Enrico Manzi (a latere le colleghe Maria Chiara Arrighi e Alessandra Cocuzza) a un uomo accusato di violenza sessuale nei confronti della figlia della compagna che all’epoca dei fatti (2012) aveva solamente nove anni. In realtà il sostituto Silvia Zannini aveva chiesto una condanna a sette anni e un mese. L’imputato, un uomo di origine marocchina, era stato peraltro condannato in relazione alla medesima vicenda: era il 27 giugno 2013 e il collegio allora presieduto dal giudice Ambrogio Ceron (che da tempo è stato trasferito al tribunale di Lodi) lo aveva condannato a otto anni di reclusione.

La Corte d'Appello di Milano aveva però annullato il procedimento a causa di difetti di natura procedurale, rinviando nuovamente gli atti al Tribunale di Lecco, che quindi ha di nuovo dovuto occuparsi del caso ma con un collegio giudicante in nuova composizione. Nei suoi racconti la minorenne, ascoltata in incidente probatorio, aveva riferito di come il patrigno fosse solito toccarla nelle parti intime, arrivando a compiere atti sessuali nei suoi confronti e costringendola addirittura a guardare insieme a lui cartoni animati dal contenuto pornografico. Circostanze peraltro confermate dalle testimonianze del ginecologo e della neuropsichiatra del Manzoni che la visitarono dopo la denuncia presentata dalla madre. Era stata lei a denunciare il compagno quando una sera, rincasando dal lavoro una sera, si era accorta che qualcosa non quadrava. Insospettita, aveva cominciato a informarsi presso la figlia che alla fine aveva raccontato a cosa la sottoponesse quel patrigno «orco» che per ora è libero in attesa della condanna in via definitiva.