Soldi per evitare guai peggiori: quattro anni al giovane estorsore

Aveva più volte minacciato un coetaneo come "risarcimento" alle avances sulla fidanzata

Il tribunale di Lecco

Il tribunale di Lecco

Lecco, 23 febbraio 2016 - Colpevole e da condannare a quattro anni di carcere. Con questa sentenza il giudice Salvatore Catalano ha posto fine al processo di primo grado che vedeva il lecchese Raffaele Esposito nel ruolo di imputato per estorsione. Secondo le prove raccolte a suo carico, il giudice del tribunale di Lecco ha dunque accolto la tesi dell’accusa (in aula il Vpo Mattia Mascaro) concedendo solamente le attenuanti generiche. Difeso dall’avvocato Laura Rota del Foro di Lecco, Esposito era finito a processo per fatti risalenti al 2012.

Secondo gli atti inseriti nel fascicolo dibattimentale, la vittima - un ventenne residente in Brianza, all’epoca dei fatti - aveva espresso per telefono apprezzamenti sulla ragazza dello stesso Esposito in occasione di una serata trascorsa alla Multisala di Lissone. Quest’ultimo non aveva affatto gradito e così aveva cominciato a farsi sentire con insistenza al telefono pretendendo dal giovane inizialmente le scuse per il torto subìto. Poi si era fatto via via più insistente («Devi darmi dei soldi per sistemare la cosa») chiedendo una sorta di risarcimento morale per i danni subìti. Così aveva strappato un incontro durante il quale si era fatto consegnare dal giovane 1500 euro, che però non erano bastati. Così Esposito era di nuovo tornato alla carica chiedendo altri soldi perché era abituato a fare il bulletto con i coetanei e le avances alla fidanzata un semplice pretesto per raggranellare qualche soldo illecitamente.

La vittima a quel punto però aveva cominciato a spaventarsi perchè i toni avevano cominciato a farsi via via più minacciosi tanto che ad un certo punto aveva deciso di rivolgersi alle forze dell’ordine. Con i consigli dei poliziotti la vittima si era accordato con Raffaele Esposito per una nuova dazione di denaro: i due si erano dati appuntamento all’Iperal di Civate ma quella volta insieme al ragazzino preso di mira c’erano anche gli agenti della questura di Lecco. Esposito, arrivato con un amico, aveva provato a negare tutto dicendo che quei soldi la vittima glieli doveva a saldo di un vecchio debito ma poi la verità era venuta a galla.