Il figlio ucciso in Siria: "Ora Allah maledica i criminali dell’Isis"

La madre e il padre di un foreign fighter

La partenza di Ghassam (Cardini)

La partenza di Ghassam (Cardini)

Lomagna (Lecco), 11 dicembre 2017 - Il figlio maggiore è stato ammazzato in Siria dai tagliagole del Califfato a cui si erano unito, il secondogenito si trova in carcere perché anche lui è accusato di estremismo islamico. «Quelli dell’Isis sono dei criminali, che Allah li maledica», sospirano Alì Abdessalem, tunisino di 54 anni, e sua moglie Rashida, di 46, arrivati a Lomagna nel 2000. «Hanno distrutto la nostra famiglia – ripetono con decisione –. Sono sterco, che Allah li maledica». I combattenti di quel che resta dello Stato islamico hanno giustiziato il loro Ghassan, appena 26enne. Nel 2013 si era arruolato come foreign fighter tra i miliziani di Daesh per amore di una siriana conosciuta su Internet, una donna che poi ha sposato.

Gli hanno sparato un colpo di pistola in testa o forse lo hanno decapitato, non si sa di preciso, come non si conosce con esattezza quando è accaduto, né dove. «L’ultima volta lo abbiamo sentito al telefono a fine luglio - raccontano in lacrime il padre e la madre -. “Voglio tornare a casa, ma se mi beccano mi ammazzano”, ci ha confidato in un messaggio vocale». Da quel momento non sono più riusciti a contattarlo né ad ottenere notizie, fino a quando la settimana scorsa sono stati avvisati che ad agosto era stato arrestato e poi condannato a morte per tradimento. «Aveva già provato a scappare, ma era stato fermato, era riuscito però a mettere in salvo la moglie e i due figli piccoli che sono rimasti orfani. È stata la moglie a convincerlo ad andare in Siria, eravamo all’oscuro di tutto. Non abbiamo nemmeno un corpo su cui piangere per celebrare il funerale. Se potessimo andremmo noi a riprenderlo».

Ma non possono, sarebbe troppo pericoloso. Inoltre devono occuparsi della loro figlia che frequenta le elementari e di Ghait, che ha 22 anni e che a luglio è stato arrestato perché tornato in Italia nonostante fosse stato espulso nel dicembre 2015. È considerato pericoloso da quando ha postato in rete alcune foto del fratello più grande. «Non è un delinquente, è tornato da noi perché da solo in Tunisia non poteva rimanere: è cresciuto qui, questo è il suo Paese sebbene non sia riuscito ad ottenere la cittadinanza - spiegano il padre e la madre -. E questo è anche il nostro Paese, nostra figlia è nata in Italia, gli italiani ci hanno offerto un lavoro e trattato da amici. Lo abbiamo sempre insegnato ai nostri figli: siamo ospiti, dobbiamo essere grati e comportarci bene». «I terroristi dell’Isis non sono musulmani - ribadiscono -. Il profeta Maometto ha indicato che non si possono uccidere le persone, l’Islam predica la pace, il perdono e che chi salva una persona è come se salvasse l’intera umanità. L’Isis invece predica l’odio e la morte, che Allah li maledica tutti».