Il ritorno del lavoro

"Questo ritorno alla crescita non va sprecato", si raccomanda il premier Paolo Gentiloni nella sua trasferta in Lombardia

Milano, 12 novembre 2017 - «Questo ritorno alla crescita non va sprecato», si raccomanda il premier Paolo Gentiloni nella sua trasferta in Lombardia. La regione che da tempo, e non a caso, a questo riguardo manda i segnali più incoraggianti. A partire da Milano, che riscopre l’artigianato come una straordinaria risorsa culturale ed economica, soprattutto sul versante dell’occupazione, giovanile in particolare. E presenta la collaborazione di “rete” fra le principali associazioni di categoria (Unione Artigiani, Cna, Acai e Uniapam), novità assoluta nel panorama della rappresentanza datoriale, recentemente tradotta in pratica nella composizione della nuova Camera di Commercio di Milano, Monza-Brianza e Lodi. In controtendenza rispetto all’andamento asfittico del mercato del lavoro, i comparti artigiani della città metropolitana milanese segnano una vitalità sorprendente. Questo, almeno, secondo un’analisi sulle dinamiche occupazionali che sarà presentata domani a Palazzo Isimbardi dal sindaco della Città Metropolitana, Giuseppe Sala. 

Tra Milano e Hinterland poco più di 70mila ditte artigiane che nel solo quadriennio 2014-2017 hanno effettuato 87mila assunzioni, con una media di 10-12mila aziende attive nell’inserire almeno una nuova figura all’anno tra le maestranze. Ed è sui giovani tra i 15 e i trent’anni che sembrano puntare le micro, piccole e medie imprese, caratteristica peculiare di uno dei motori d’Europa che può competere a pieno titolo con il Baden-Wurttemberg tedesco, il Rhone-Alpes francese e l’iberica Catalogna. Se nel 2015 i giovani avviati nell’artigianato erano il 27% del totale, oggi sono saliti al 36%, superando di gran lunga un terzo degli assunti tra botteghe e laboratori milanesi. Sono i numeri, ancor più delle percentuali, a testimoniare un’escalation d’eccezione. Il primo semestre del 2014 registrava l’assunzione nell’area metropolitana milanese di 2.677 ragazzi; nel primo semestre di quest’anno gli avviamenti sono stati quasi il doppio di allora: 4.434 giovani. Probabilmente il mondo artigiano sembra aver colto in maniera più convinta le novità introdotte dal Jobs Act, soprattutto per quanto riguarda gli sgravi fiscali e la maggiore flessibilità, supplendo con i contratti a chiamata all’improvvida eliminazione dei voucher.

In questo quadro assume interesse anche il capitolo contrastato dell’alternanza scuola-lavoro, molto più avanzata in Paesi come Francia e Germania, che da noi vive un momento di avvio critico nella fase di incontro e confronto tra impresa, istituti scolastici e famiglie. Nessun lavoro si presta meglio delle molteplici discipline artigiane a ospitare apprendisti. Occorre però semplificare le modalità di avvio dell’alternanza scuola-lavoro, che per le imprese di piccole dimensioni rappresentano ostacoli spesso scoraggianti. Oneri burocratici significano tempo da dedicare alle carte. Tempo che per un artigiano equivale a denaro. Alleggerire il peso degli adempimenti significherebbe aprire intere palestre in cui far incontrare domanda e offerta di lavoro in ambiti nei quali esistono reali possibilità di inserimento. Rinnovare il modo di pensare e di agire sembra essere il nuovo orizzonte di una Milano che torna ad anticipare i tempi rispetto al resto del Paese, talvolta ancorato a vecchi e rigidi schemi.

sandro.neri@ilgiorno.net