Fare largo ai giovani

Germania sempre davanti anche prendendo in considerazione la fascia di età lavorativa media europea, 20- 64 anni

Milano, 8 ottobre 2017 - Nel clima al calor bianco innescato dal referendum catalano per l’indipendenza ed in attesa che decolli il dibattito su quello lombardo per l’autonomia regionale, c’è un dato importante che mette a confronto le principali regioni europee considerate “locomotive” economiche dei rispettivi Paesi, tutte accomunate da sentimenti più o meno forti di anelito di maggior autogoverno. Si tratta dei dati Eurostat che fotografano l’andamento dell’occupazione nei motori d’Europa: Catalogna in Spagna, Baden-Wurttemberg in Germania, Rhone-Alpes in Francia e Lombardia in Italia. In questo quadro, la nostra regione appare quella messa meglio in Italia nell’azione di riduzione della disoccupazione vista in parallelo all’impegno verso una crescita degli occupati. Secondo l’analisi, la Lombardia si colloca al secondo posto per il minor tasso di disoccupazione dei cittadini tra i 15 e i 74 anni, pari al 7,4%, dietro soltanto il Baden-Wurttemberg che si ferma al 3,1. Alle spalle della Lombardia, i francesi del Rhone-Alpes con l’8,1%, ultimi i catalani al 15,7. 

Germania sempre davanti anche prendendo in considerazione la fascia di età lavorativa media europea, 20- 64 anni: Baden-Wurttemberg primo con il 2,9%, seguito da Lombardia (7,2), Rhone-Alpes (7,5), Catalogna (15,4). Molto bene la Lombardia anche sul fronte dell’occupazione. Se la regione tedesca prevale su tutte con l’81,8 per cento di occupati, la Lombardia (71,1%) tallona il Rhone-Alpes (73,6) e distanzia la Catalogna di un punto (70,1%). Ma il dato forse più rilevante e rincuorante è quello relativo al trend di crescita costante che si rileva nella nostra regione, passato dal 69,3% del 2013 al 69,5 del 2014 e al 71,1 dell’anno scorso. In questo contesto, occorre sottolineare come il numero degli occupati lombardi abbia superato il livello pre-crisi del 2008, con 54mila collocati in più rispetto ad allora, con un maggior numero di donne impiegate e un innalzamento del livello di istruzione di coloro che hanno trovato lavoro. Buono anche l’indicatore che evidenzia la percentuale di disoccupati da oltre un anno su tutta la popolazione attiva. La Lombardia si attesta al 3,9%, al terzo posto dietro Baden-Wurttemberg (0,9) e Rhone-Alpes (3,2), ma di gran lunga davanti alla Catalogna (8,4%).

Anche in questo caso è importante scorgere l’andamento positivo costante: nel 2013 la Lombardia presentava un dato del 4,1% contro il 3,9 di fine 2016. Ma ci sono ancora nodi da sciogliere, il versante buio e preoccupante di questa medaglia. Il tasso di disoccupazione giovanile lombardo, parliamo di ragazzi tra i 15 e i 24 anni, resta inaccettabile. Secondo Eurostat la Lombardia in questo ambito si presenta con una percentuale del 29,9%, certo davanti alla Catalogna (34,3%), ma molto dietro ai francesi del Rhone-Alpes (21,3%) e a distanza siderale dai tedeschi (5,8%). Non basta l’incoraggiante trend, secondo cui la Lombardia è migliorata di oltre due punti in un anno, passando dal 32,2% del 2015 all’attuale 29,9. Avere un terzo della popolazione giovanile “a spasso” rappresenta, per una regione riconosciuta come modello e traino del Paese e additata ad esempio in Europa e nel mondo, una mortificazione. E se si pensa che la Lombardia, nel contesto italiano, è la regione che in assoluto si colloca alla guida dei principali indicatori positivi circa l’andamento del Paese, non possiamo che interrogarci sull’urgenza e sulla priorità di intervenire a favore dei giovani. L’orizzonte elettorale che si presenta anche allo sguardo dei nostri ragazzi impone strategie di ampio respiro per il loro futuro, non mance per andare a un concerto o comprare un cd.