Formaggi scaduti e rilavorati, il processo si dovrà rifare

Il legale Andronico: «Non esistono pericoli per la salute»

DIFENSORE L’avvocato Antonino Andronico

DIFENSORE L’avvocato Antonino Andronico

Crema, 23 ottobre 2016 - Tutto da rifare. La corte di Cassazione ha cancellato la sentenza di condanna nei confronti di Domenico Russo e Luciano Bosio, rispettivamente proprietario e direttore degli stabilimenti Tradel e Megal di Casalbuttano. Domenico Russo, imprenditore siciliano della Tradel, era stato condannato dal collegio di Cremona a quattro anni di reclusione perché ritenuto colpevole di aver alterato le caratteristiche di prodotti lattiero-caseari (formaggi) scaduti e rimessi in circolazione, con grave pericolo per la salute pubblica. Due anni e tre mesi di reclusione per Luciano Bosio, direttore dello stabilimento Tradel, dove si lavoravano i prodotti scaduti.

Le condanne erano state confermate anche in appello a Brescia. Venerdì a Roma l’avvocato cremasco Antonino Andronico, che difende gli interessi dei due, ha avuto ragione, dimostrando che dopo la lavorazione dei formaggi non vi era alcun pericolo per la salute umana e la corte ha annullato le sentenze e rinviato alla corte d’appello di Brescia perché fissi la data di un nuovo procedimento. Intanto le due aziende sono state chiuse nel gennaio del 2007 e la quindicina di dipendenti ha dovuto cercarsi una nuova occupazione.

«Ho fatto presente alla corte – dice l’avvocato Andronico – come funzionava la lavorazione. Il titolare dei due stabilimenti acquistava formaggio scaduto o in prossimità di scadenza e lo rilavorava. Attenzione, è possibile lavorare il prodotto non alterato e in tutta Europa, tranne in Italia esiste la possibilità di vendita di prodotti scaduti. Quando la scadenza è passata da poco, non ci sono pericoli per la salute e si parla di termine minimo di conservazione. I formaggi acquistati venivano ripuliti dagli imballi dalle macchine alla Tradel e poi venivano portati alla Megal per la rilavorazione. Qui erano trasformati in semilavorati e in panetti di formaggio. Secondo il perito del tribunale, all’interno di questi panetti vi erano microfilamenti di plastica rimasti dopo la liberazione dell’imballaggio. Sempre secondo il perito, il pericolo per la salute avrebbe potuto interessare o un bambino di pochi anni o una donna incinta che ne avessero ingeriti 10 chili al giorno. Il che mi pare altamente improbabile, se non impossibile». Ma il formaggio sequestrato alla Tradel presentava escrementi di topi. «È vero, ma tutto veniva pastorizzato e microfiltrato e il prodotto finale non era assolutamente nocivo. È come il depuratore che ripulisce le acque e le rende di nuovo potabili». Nel procedimento erano rimasti implicati anche alcuni tecnici dell’Asl residenti nel cremasco che però furono assolti in primo grado.