Cerca il figlio da 5 anni: "La madre lo ha portato via"

L’uomo è stato licenziato e anche minacciato di morte di PIER GIORGIO RUGGERI

Aziz Dahiche vuole rivedere il suo bambino

Aziz Dahiche vuole rivedere il suo bambino

Madignano (Cremona), 30 aprile 2016 - Aziz, 36 anni, marocchino che da dieci anni abita in Italia. E da cinque cerca disperatamente suo figlio, avuto dal primo matrimonio e che la madre ha fatto sparire, con la complicità dei suoceri. Aziz lo sta cercando dappertutto, in Italia e in Marocco, perché ha ottenuto dal tribunale marocchino l’affidamento esclusivo del bambino. Una storia complicata, quella di Aziz Dahiche, fatta di sentenze e bugie, documenti falsi e problemi, ricatti e riscatti e, da ultimo, licenziamento e minacce di morte.

La racconta lui stesso. «Mi sono sposato in Marocco nel 2007 e poi io e mia moglie siamo venuti in Italia, in provincia di Reggio Emilia. Lì l’anno successivo è nato Walid. Nel 2009, durante una vacanza in Marocco, mia suocera mi ha annunciato che aveva deciso di far divorziare da me mia moglie perché aveva trovato un partito migliore per la figlia. E non c’è stato verso di fare cambiare idea, tanto che mia moglie se ne è andata con il bambino. Abbiamo divorziato e l’affidamento di Walid è stato dato a lei».

Il padre poteva vederlo? «Sì, il tribunale aveva deciso giorni e ore, ma le difficoltà sono nate quasi subito, fin tanto che, nell’estate del 2011, il piccolo è sparito. Ho saputo che la madre lo aveva affidato alla nonna in Marocco. Sono andato a prenderlo, ma là non c’era e allora ho fatto una denuncia per sottrazione di minore, in seguito alla quale ho ottenuto l’affidamento esclusivo di Walid e sono cominciati i guai».

Come mai? «Perché i parenti della mia ex moglie mi hanno ricattato. Volevano soldi per farmi vedere il bambino, promettevano di darmelo e invece non venivano agli appuntamenti». E poi cosa succede? «L’estate scorsa vado in Marocco a prendere il bambino, ma i parenti della mia ex mi danno appuntamenti che non rispettano. La polizia non vuole intervenire e io perdo il lavoro perché qui non credono che io resti in patria per mio figlio e non per divertirmi. I parenti mi minacciano di morte. Ora non so più dov’è Walid, ma so che la madre gli ha rinnovato il permesso di soggiorno con documenti falsi. Ho denunciato tutto questo alla polizia di Crema, ma nessuno mi crede».