Scultura di Libeskind, palloncini contro "The life electric"

Sono apparsi sulla diga foranea. Il progetto divide, anche una lettera dell'Ordine degli Ingegneri per chiedere un progetto più condiviso e l'analisi di alternative

La scultura

La scultura

Como, 28 settembre 2014 - «Non qui». Una lettera per ogni palloncino fissato lungo la ringhiera circolare della diga foranea, esattamente nel punto finale che ospiterà l’opera donata alla città di Como dall’architetto Daniel Libeskind. Sono comparsi ieri, lasciati evidentemente da chi è contrario all’installazione della scultura geometrica di grandi dimensioni, che arriverà in occasione di Expo 2015. Un omaggio ad Alessandro Volta, interpretato da una delle più celebri firme dell’architettura e del design mondiale, che tuttavia ha suscitato correnti favorevoli e contrarie.

«The life electric», come spiega lo stesso Libeskind sul sito dedicato all’installazione, «si ispira alla tensione elettrica tra due poli di una batteria, il grande dono di Volta all’umanità. La forma dell’installazione trova cardine nella mia costante ricerca sulla rappresentazione architettonica dell’energia. L’opera congiunge gli elementi: luce, vento e acqua. Un’installazione, una gateway fisica e ideale aperta sul ventunesimo secolo». Alta sedici metri e mezzo, l’opera sorgerà nella parte finale della diga foranea, che sarà appositamente ampliata, per accogliere l’incrocio di due curve sinusoidali, collocate lungo una linea virtuale che parte dal Tempio Voltiano e arriva al Faro di Brunate. Un simbolico terzo polo, che ha suscitato le critiche non solo degli anonimi autori dell’installazione, di tutt’altro spessore, realizzata con i palloncini, ma anche l’Ordine degli Ingegneri di Como che, in una nota ufficiale densa di sarcasmo, esprime il proprio parere nei confronti della creazione di Libeskind. «Tale parere – dicono - seppur non richiesto, forse perché qualcuno pensa che l’arte e il paesaggio non facciano parte della cultura dell’ingegnere, riteniamo sia nostro dovere istituzionale». Le osservazioni dell’Ordine degli Ingegneri non intendono intervenire sull’opera in sé ne sul suo autore, ma indagano direttamente la metodologia seguita e i presupposti attraverso i quali si intende disporre degli spazi pubblici e anche dei beni collettivi. «In particolare - sottolineano - vorremmo porre l’attenzione su tre elementi fondamentali necessari per affrontare tali iniziative: la necessità di un progetto nella sua accezione più completa, affidabile ed esaustiva l’analisi di eventuali alternative;il confronto e la condivisione con la città».

«Nessuno di questi punti - concludono - sembra sia stato affrontato con il dovuto approfondimento. Pare infatti che esista la volontà di sfruttare l’occasione “Expo” solo per poter adottare strumenti speciali che in altri casi non si potrebbero impiegare. Ma mentre l’evento Expo è pianificato da tempo, questa iniziativa viene presentata all’ultimo momento».