Sparita l’eredità di monete d’oro, nei guai anche l’altro Tavecchio

Truffa e appropriazione indebita: a processo il fratello di Carlo

Tribunale (foto repertorio)

Tribunale (foto repertorio)

Castelmarte (Como), 23 novembre 2017 - Monete d'oro che erano un bene di famiglia, mai restituite. Sono le accuse di cui dovrà ora rispondere Gianbattista Tavecchio, 71 anni, fratello dell’ex presidente della Figc, a cui è giunta una citazione diretta a giudizio, che ipotizza a suo carico reati di truffa e appropriazione indebita. Condotte nelle quali Carlo Tavecchio non è minimamente coinvolto, e che negli atti compare solo per aver presentato, parecchi anni fa, l’attuale parte offesa a suo fratello Gianbattista. I fatti risalgono al marzo 2012, quando il denunciante, un ottantenne di Seregno, aveva deciso di far valutare alcune monete d’oro che gli erano state tramandate dal padre, e che era sua intenzione donare ai figli, ripartendole in parti uguali.

Così Gianbattista Tavecchio si sarebbe reso disponibile a metterlo in contatto con chi avrebbe potuto fare quella stima, sostenendo di aver buoni contatti con professionisti del settore bancario. Conoscenze che - ha aggiunto l’uomo nella sua denuncia - «ritenevo legate a suo fratello Carlo, che era stato per tre mandati sindaco di Ponte Lambro, e per anni presidente della Lega Calcio Dilettanti», fino a essere poi eletto presidente della Lega Calcio Italiana. «Conoscevo Carlo Tavecchio da anni - aggiungeva la parte offesa - e sapendo che era suo fratello ho deciso di fidarmi».

Gli erano quindi state consegnate le monete, senza nulla di scritto ma solo con «una stretta di mano». Ma tempo dopo, quando tutta la famiglia aveva iniziato a chiedere notizie di quelle monete, Tavecchio avrebbe risposto che erano state trasferite in Svizzera e depositate in una fiduciaria, senza che i proprietari fossero stati informati.Da quel momento erano iniziati i numerosi tentativi di contatto e incontro, sempre in qualche modo disattesi, fino a una promessa di restituzione giunta nel luglio 2014, e mai rispettata. A quel punto l’ottantenne, amareggiato dalla perdita di quelle monete che aveva sempre considerato un piccolo patrimonio legato alla sua famiglia, aveva deciso di sporgere querela, allegando tutta la documentazione relativa ai tentativi di interfacciarsi con Tavecchio, chiamato a processo a Monza a febbraio prossimo.