Bassone, sevizia la ex e si toglie la vita in carcere: era in cella per tentato omicidio

Questa mattina ci sarebbe dovuta essere l’udienza di convalida del suo arresto, invece molto probabilmente verrà disposta l’autopsia sul suo corpo Ro.Can.

Giorgio Salvalai

Giorgio Salvalai

Erba, 31 agosto 2015 - Questa mattina ci sarebbe dovuta essere l’udienza di convalida del suo arresto, invece molto probabilmente verrà disposta l’autopsia sul suo corpo, anche se le cause della morte di Giorgio Salvalai sono fin troppo chiare: si è tolto la vita nella cella che gli avevano assegnato nel carcere Bassone di Como, dove era arrivato solo poche ore prima. Quando gli agenti di polizia penitenziaria sono passati a controllarlo, nel loro giro di controllo, era ormai troppo tardi. Inutili i tentativi di rianimarlo. Un epilogo tragico a due giorni di follia iniziati giovedì sera, quando l’artigiano cinquantenne aveva dato appuntamento alla sua ex convivente a casa di un amico comune, a Erba nella contrada San Maurizio.

Quello che sarebbe dovuto essere un incontro chiarificatore si è trasformato un incubo. Salvalai è sbucato fuori come una furia, ha afferrato la donna e ha iniziato a picchiarla. Ore di violenze e abusi ripetuti fino alla mattina successiva, quando l’uomo è uscito di casa, trascinando l’ex compagna nella sua auto. La donna ha approfittato di un attimo di distrazione del suo carnefice per cercare di fuggire, aprendo la portiera dell’auto in corsa e gettandosi fuori. Salvalai però non si è arreso, l’ha inseguita mentre lei scappava a piedi, cercando d’investirla con l’auto, per poi picchiarla di nuovo selvaggiamente, dopo averla raggiunta all’interno di un parcheggio.

A mettere fine all’incubo ci hanno pensato due carabinieri della stazione di Erba alcune ore dopo, in servizio di pattuglia nella zona del cimitero hanno scorto un’auto con le portiere aperte. Gli è bastato avvicinarsi per scorgere per terra alcuni indumenti intimi e udire delle grida disperate di aiuto. Provenivano da un boschetto poco distante dalla strada, dove l’uomo in evidente stato di alterazione psicofisica aveva trascinato la sua vittima, gettandola in mezzo a dei rovi per violentarla di nuovo, percuotendola con una bottiglia e serrandole le mani attorno al collo. Per questo era stato arrestato per sequestro di persona, violenza sessuale e tentato omicidio. Accuse pesantissime che forse hanno spinto l’uomo a decidere di farla finita.