Omicidio Raccagni, parla la vedova: "Mi hanno tolto tutto, chiedo giustizia"

Federica, moglie del macellaio ucciso, invoca la certezza della pena ...

Federica Raccagni

Federica Raccagni

 Brescia, 16 settembre 2015  – "L'ergastolo? I rapinatori lo meriterebbero. Intanto comunque l’ergastolo è toccato a noi".  Federica Raccagni è la vedova di Pietro, il macellaio ucciso a 53 anni nel luglio 2014 a Pontoglio dopo una rapina in villa. Bionda, abbronzata e combattiva, Federica sotto i colpi della vita si è piegata ma non spezzata, e oggi è più determinata che mai a trasformare la tragedia che le è toccata in un’occasione di rivincita. Ieri era in tribunale.

"QUuel giorno mi hanno tolto tutto – racconta con la voce incrinata dall’emozione – Pietro era la colonna portante della nostra famiglia. Eppure non ci siamo fermati. Di fronte a fatti del genere o soccombi, o ti rimbocchi le maniche. E noi siamo andati avanti. Devo ringraziare i miei figli, che hanno preso in mano il negozio. E anche il sindaco di Pontoglio, che ha a cuore la mia causa".

Era la notte tra il 7 e l’8 luglio 2014. Federica ha un ricordo nitido di quel che accadde in una manciata di minuti sotto i suoi occhi. Pietro era rincasato e aveva sentito dei rumori provenire dall’abitazione. Sorpresi in flagranza, i banditi cercarono di scappare. Una volta in garage tentarono di rubare la Mercedes del 53enne. L’uomo si oppose, rimediando un colpo di bottiglia in testa. Cadde, picchiò il capo sul cemento della rampa d’accesso al box, entrò in coma e morì undici giorni dopo in ospedale. Federica vive ancora in quella casa, "perché è la mia". "Non fu  omicidio preterintenzionale ma volontario – denuncia – I rapinatori potevano scappare invece di colpire mio marito". Uno di loro, Peter Lleshi, ha inviato una lettera di scuse all’avvocato della signora, senza ricevere risposta: "E’ stata solo una mossa giudiziaria – spiega la vedova scuotendo la testa –. Non ho mai creduto a un pentimento autentico. Per questo chiedo giustizia e certezza della pena. Da allora ho un obiettivo: fondare un’associazione che tuteli le vittime di violenze domiciliari. Chi pensa a noi? Per ora sto ricevendo risposte solo dalla Regione. Renzi, invece, non sono ancora riuscita a incontrarlo. Ma lo Stato ha colpa: quei quattro erano clandestini".

A chi le chiede  se la sua battaglia abbia colore politico, Federica ribatte: «Per carità, non voglio strumentalizzazioni. La sicurezza è interesse di tutti. Oggi (ieri, ndr) qui fuori c’è un presidio della Lega. Ma venerdì andrò a una festa del Partito Democratico a Rezzato. E un parlamentare della sinistra mi ha promesso che mi porterà dal ministro della Giustizia».