Pennarello bomba a Rezzato, indagata la vittima: avrebbe realizzato l’ordigno artigianale

Nell' esplosione ha perso due dita della mano sinistra di PAOLO CITTADINI

REPERTI All’esame della Scientifica ogni elemento utile per ricostruire  l’accaduto. Resta da chiarire il movente(Fotolive)

REPERTI All’esame della Scientifica ogni elemento utile per ricostruire l’accaduto. Resta da chiarire il movente(Fotolive)

Rezzato (Brescia), 5 marzo 2016 - Potrebbe esserci una svolta nel giallo del pennarello bomba che giovedì mattina mattina all’interno della biblioteca comunale di Rezzato ha ferito Augusto Piccioli. C’è un nome nel registro degli indagati ed è proprio quello dell’uomo investito dallo scoppio del pennarello. Al pensionato di 69 anni, è un ex sottufficiale dell’Aeronautica, l’iscrizione nel registro degli indagati è stata notificata ieri mattina nel letto del reparto di Ortopedia dell’ospedale Civile di Brescia dove è ricoverato da giovedì quando in seguito all’esplosione ha perso due dita della mano sinistra.

Per investigatori e inquirenti (il fascicolo in Procura è in mano al Sostituto Valeria Bolici che in mattinata ha incontrato nel suo ufficio i carabinieri di Brescia che stanno indagando sull’episodio) Piccioli avrebbe fatto tutto da solo. Avrebbe costruito da sé il piccolo ordigno artigianale che si è azionato quando nei pressi di un distributore di bevande posizionato all’interno della biblioteca ha tolto al pennarello il cappuccio. «Il meccanismo di accensione era molto simile a quello di un fiammifero – spiegano gli investigatori –. I reperti sono stati consegnati al Ris per accertamenti. La carica di polvere pirica non era eccessiva, all’incirca quella di un petardo. Fosse stato più potente avrebbe potuto morire».

Restano da chiarire i motivi del gesto. All’origine dell’atto potrebbero esserci motivi economici oppure problemi legati alla psiche dell’uomo, che vive da solo e alle spalle ha un matrimonio naufragato parecchi anni fa da cui sono nate due figlie. «Il pennarello era dentro ad una busta trasparente insieme ad una brochure pubblicitaria – ha raccontato Piccioli subito dopo l’esplosione agli investigatori che lo accompagnavano in ospedale –. Il plico era indirizzato ad una persona che prima di me abitava nell’appartamento di via Disciplina a Rezzato in cui vivo».

In un primo momento si è pensato ad un avvertimento. Sia il ferito che la persona a cui era indirizzata la busta (per i carabinieri quest’ultimo ogni tanto si faceva vedere nel piccolo appartamento di via Disciplina proprio per ritirare la posta) erano infatti già conosciuti alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio. Nelle ore successive all’episodio sono state ascoltate diverse persone. La versione di Piccioli, a cui al Civile sono state amputate le due dita, non avrebbe convinto i carabinieri che hanno deciso di iscriverlo nel registro degli indagati.