Tre sentenze annullate allo stesso giudice: non c’è stato il ritiro in camera di consiglio

I processi sono da rifare

L’errore tecnico riscontrato dalla stessa Procura generale

L’errore tecnico riscontrato dalla stessa Procura generale

Brescia, 17 novembre 2017 - Tre sentenze di primo grado emesse dallo stesso giudice e in tutti i casi le condanne sono state annullate dalla corte d’Appello per lo stesso motivo: al termine del dibattimento i giudici non si sono ritirati in camera di consiglio. Un errore tecnico che farà ricominciare il processo da zero. E non si tratterebbe di una “dimenticanza” infrequente visto che, solo ieri, la corte d’Appello ha annullato per lo stesso motivo anche la sentenza di un altro magistrato giudicante.

Delle tre sentenze emesse dallo stesso giudice della prima sezione penale, l’ultima ad essere stata annullata è quella relativa a un 33enne bresciano condannato in primo grado a sette anni e mezzo per violenza sessuale, sequestro di persona e lesioni ai danni della ex fidanzata da cui ha avuto un figlio.

A chiedere l’annullamento della sentenza è stata nel corso dell’udienza di ieri la Procura generale che ha fatto suo il punto del ricorso in cui i difensori dell’uomo sostenevano che il collegio giudicante di primo grado dopo il dibattimento non si era chiuso in camera di consiglio per decidere, ma avrebbe immediatamente letto il dispositivo. La condanna è stata quindi cancellata, la misura restrittiva dei domiciliari è stata trasformata nell’obbligo di dimora in un comune della Val Trompia e gli atti sono stati inviati al Tribunale che dovrà mettere in calendario un nuovo processo.

E non è, come detto, la prima sentenza emessa dal giudice finito “nel mirino” senza la camera di consiglio, un passaggio obbligatorio quando il processo si celebra davanti al Tribunale in composizione collegiale, costituito cioè dal presidente e da due giudici a latere). Nelle scorse settimane la corte d’Appello ha cancellato la condanna a Pierluca Lechi (6 anni e 6 mesi) e a suo fratello Francesco (un anno e 11 mesi) finiti a processo per violenza sessuale su alcune ospiti di una casa famiglia gestita dai loro genitori a Berzo Demo, in Valle Camonica.

PEer la Corte d’Appello che ha accolto il ricorso della difesa dei due ragazzi non sarebbe infatti stato possibile dimostrare se al termine del dibattimento vi sia stata camera di consiglio e se la sentenza sia stata decisa collegialmente. L’errore tecnico è stato riconosciuto anche dalla Procura generale che nel corso della discussione in appello ha chiesto e ottenuto l’annullamento. Cancellata per i medesimi motivi anche la condanna a 4 anni e sei mesi nei confronti di un 37enne coinvolto in una rapina ai danni di una coppia di Lumezzane a cui una banda di finti finanzieri (coinvolti c’erano però anche due veri militari) assoldati da due loro parenti aveva sottratto diverse monete d’oro dal valore di oltre 400mila euro rivendute poi per circa 50mila. Anche in questo caso il processo a carico del nordafricano (l’unico ad avere scelto la strada del dibattimento) dovrà ricominciare da capo.