Reati fallimentari e un default di 600 milioni: i fratelli Medeghini in silenzio davanti al gip

Arturo e Severino, titolari dello storico caseificio bresciano arrestati dalla Finanza con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere di Beatrice Raspa

La guardia di finanza arresta i fratelli Medeghini

La guardia di finanza arresta i fratelli Medeghini

Brescia, 15 luglio 2015 - Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere Arturo e Severino Medeghini, i fratelli titolari dello storico caseificio bresciani arrestati oggi dalla Finanza con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta. Ghost Cheese - questo il nome dell’inchiesta tuttora aperta - si è concentrata su ottanta imprese riconducibili a vario titolo al Gruppo Medenghini di cui 21 sono state dichiarate fallite tra il 2010 e il 2013.

Medeghini, reati fallimentari

Tra gli indagati - venti, compresi i fratelli finiti in cella - c’è anche Giovanni, padre di Arturo e Severino, rimasto libero per sopraggiunti limiti di età. Nei guai anche tre funzionari di banca sospettati di concorso in bancarotta fraudolenta patrimoniale per aver trasformato le linee di credito prive di garanzie reali in altrettanti finanziamenti garantiti erogati a società del gruppo. La finanza contesta un crac di 600 milioni

Posti sotto sequestro preventivo 4 milioni e duecentomila euro dalla casse di due istituti di credito. L’avvocato Piergiorgio Vittorini, che difende la famiglia Medeghini, ha chiesto la revoca della misura in carcere e l’applicazione dei domiciliari. La procura e il gip si sono riservati. "I miei assistiti intendono difendersi - ha chiarito Vittorini -. Prima pero’ dovremo esaminare le carte, contenute in 12 faldoni. Chiederemo di essere interrogati più avanti".