Cellulari e tumore: "Io, pioniere mio malgrado"

Al manager bresciano Innocente Marcolini fu riconosciuta la malattia per l'uso eccessivo dei telefonini

Innocente Marcolini, 65 anni (da Facebook)

Innocente Marcolini, 65 anni (da Facebook)

Carpenedolo (Brescia), 22 aprile 2017 - «Basterebbe fare dei telefoni che funzionino solo con vivavoce o auricolare». Per Innocente Marcolini, 65enne di Carpenedolo, la sentenza di primo grado del tribunale di Ivrea secondo cui c’è un nesso tra uso del cellulare e tumore al cervello, non è una novità. Nel 2012 la Cassazione gli aveva dato ragione, condannando l’Inail a versargli una pensione per un’invalidità all’80% causata da un tumore benigno al trigemino.

Da manager di una multinazionale bresciana, per 12 anni aveva utilizzato cordless e cellulare per almeno 5 o 6 ore al giorno. Nel 2002 gli viene diagnosticato un neurinoma del ganglio di Gasser, un tumore benigno al nervo trigemino sinistro. Viene operato, ma resta invalido all’80%. Per ottenere il riconoscimento della pensione, però, deve andar per vie legali. La Corte di Appello di Brescia gli dà ragione nel 2009. Nel 2011, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro classifica i campi elettromagnetici a radiofrequenza e microonde come “possibilmente cancerogeni”.

Nel 2012 la Corte di Cassazione conferma la sentenza bresciana, sulla base di alcuni studi epidemiologici. Dopo il clamore di quello storico prunciamento, però, poco o nulla è cambiato dal punto di vista normativo e della produzione dei telefonini. Ora il dibattito riesplode, dopo la sentenza del Tribunale di Ivrea che ha condannato nuovamente l’Inail a corrispondere una rendita vitalizia da malattia professionale a Roberto Romeo, riconoscendo l’uso continuativo del cellulare senza auricolari né vivavoce come possibile causa di un tumore benigno invalidante. «Non si capisce perché non sia ancora stato fatto nulla - commenta - In queste ore due persone mi hanno già contattato da fuori provincia perché hanno lo stesso problema e vogliono fare causa all’Inail. Il problema esiste».

Da parte sua, Marcolini in questi anni non ha mai smesso di portare la sua testimonianza. «Continuo a rilasciare interviste, almeno una al mese, alla stampa di tutto il mondo. La sentenza di Ivrea non mi stupisce. So bene che non si può fare a meno dei cellulari, ma basterebbe imporre alle compagnie di produrre telefonini che funzionino solo con auricolare o vivavoce, per lo meno per chi ne fa un uso prolungato per motivi di lavoro». Marcolini chiama in campo la politica. «Vorrei che non ci fossero altre sentenze, perché vorrebbe dire che il problema non è ancora stato risolto. Spero che l’opinione pubblica e i politici si muovano al più presto».

Qualcosa lo farà l’Anmil, Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro. «Siamo pronti ad impegnarci - annuncia il presidente Franco Bettoni - per far tabellare dall`Inail questa nuova malattia professionale affinché la copertura e la tutela dei lavoratori siano sempre meglio garantite e non siano danneggiate le parti più deboli».