Cura miracolosa, Andolina racconta

Il medico è stato l’unico degli arrestati a rispondere al gip

Marino Andolina in un’immagine d’archivio

Marino Andolina in un’immagine d’archivio

Brescia, 26 giugno 2015  – E' stato l’unico degli arrestati a non avvalersi della facoltà di non rispondere. Marino Andolina ha parlato per due ore davanti al gip Carlo Bianchetti al Tribunale di Brescia. Il medico triestino, che il grande pubblico ha iniziato a conoscere per essere stato il braccio destro di Davide Vannoni, presidente della Stamina Foundation, è finito agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta della procura di Brescia, portata avanti dal pm Valeria Bolici, sulla somministrazione di terapie «innovative» per la cura di gravi malattie neurodegenerative come Sma e Sla. Sette gli indagati, di cui cinque, appunto, sono ai domiciliari da lunedì.

Si è svolto  l’interrogatorio di garanzia a Brescia. Al contrario di Andolina, si è avvalso della facoltà di non rispondere l’altro medico coinvolto nella vicenda, il chirurgo bresciano Erri Cippini che, nel sodalizio, avrebbe avuto il compito di effettuare gli interventi di liposuzione nello studio di via Spalto San Marco. Dal tessuto adiposo dei familiari dei pazienti venivano prelevate le cellule, staminali ed esosomi, che venivano poi elaborate in un laboratorio svizzero, il cui gestore è ora indagato. Secondo la procura, Cippini e Andolina somministravano poi la cura per endovena. Le infusioni avvenivano un po’ ovunque, persino in camere d’albergo. Con  Andolina e Cippini, sono ai domiciliari anche le bresciane Ivana Caterina e Monica Salvi e il milanese Stefano Bianchi.

I cinque devono rispondere di associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Secondo l’accusa, infatti, il gruppo aveva costituito una fondazione con sede in Svizzera e proponeva la «cura miracolosa» dietro lauti compensi: si parla di cifre fino a 13.000 euro. Una trentina le persone che sarebbero state convinte a tentare la cura. Tra di loro anche una bimba bresciana. Alcuni sarebbero stati avvicinati fuori dal Civile, durante le manifestazioni per chiedere l’accesso ai trattamenti col metodo Stamina. Dovevano essere le cure della speranza, ma per la procura si tratta di prodotti farmacologici «non autorizzati, non sperimentati clinicamente, privi dei prescritti requisiti di efficacia, sicurezza e qualità e potenzialmente pericolosi per la salute».

"Speriamo bene" sono state le uniche parole del legale di Marino Andolina dopo l’interrogatorio davanti al gip, mentre il medico non ha rilasciato alcun commento alla stampa.